Recensioni

È uscito recentemente
il primo libro pubblicato dall’Associazione
Culturale Nicola Saba.
Si tratta di un prodotto artigianale, ma di
grande dignità.


La copertina del libro.

 

 


La tessera dell'Associazione.

 

Questo “quaderno”, è la prima uscita pubblica dell’Associazione; si tratta di una antologia di racconti scritti e scelti tra quanti negli ultimi tre anni hanno partecipato al corso di “scrittura” tenuto dal professor Stoppani.
A lui abbiamo chiesto qual è stato il suo ruolo nella realizzazione del libro.

Io, come insegnante sono intervenuto solo per sollecitare e stimolare la fantasia, per sviluppare e dare sistemazione alle idee, per curare la forma italiana e correggere qualche errore, in definitiva col metodo socratico della maieutica, standomene in disparte senza creare determinare o contagiare i contenuti del racconto, ma cercando di farli lievitare attraverso il dibattito, l’arricchimento culturale, la comparazione letteraria.

Professore, qual è il segreto dello scriver bene, che si può fare per imparare?

Per scrivere bene occorre leggere molto, studiare modelli e scrittori famosi nel tempo, coltivare la “parola” per vivificarne la forza evocatrice e la capacità comunicativa.
Ma serve innanzitutto sentire la narrazione come bisogno interiore, una voglia istintiva di disegnare situazioni ed inventar significati, un desiderio irrefrenabile di aprirsi agli altri. Su questo ho fatto leva, lasciando che ogni persona, senza vincolo alcuno, si esprimesse narrando a ruota libera. su questioni e temi a piacere. È una scelta che, con immagine metaforica, può essere definita “strategia dell’affluente”. Il fiume principale è l’ampio decorso della scrittura, gli affluenti i narratori che lo nutrono dei loro racconti. Ognuno in maniera diversa per indole e scelte. Ogni settimana chi partecipa al nostro laboratorio legge il proprio componimento agli altri, l’ascolto nella diversità dei temi e nella varietà dei generi, innesca un proficuo processo di crescita dialettica fatto di eterogenee situazioni su cui riflettere e suggerimenti su cui fantasticare. Io cerco, per quanto possibile, di liberare l’acqua dal fango e di togliere gli ostacoli alla corrente, potenziando il decorso di ogni affluente affinché secondo natura ed ispirazione porti linfa abbondante al grande fiume; usando strumenti tradizionali, come la conoscenza grammaticale, l’esercizio sintattico, l’ampliamento della semantica lessicale.

È questo il suo metodo?

Si; so bene che questa non è l’unica strategia possibile per organizzare un laboratorio di scrittura . Altre se ne possono praticare con successo. Questa comunque sta dando risultati positivi. A fronte di qualche affluente che si è dissecato per cause naturali, molti altri si sono rinvigoriti, e di nuovi ne sgorgano da sorgenti spontanee. In buona sostanza alcuni scrittori si sono ritirati per ragioni familiari o per seguire altre discipline più congeniali, ma la maggior parte, potremmo chiamarla il nucleo storico del laboratorio, forma un gruppo sempre più affiatato, cui si aggiungono nuovi affluenti catturati dal fascino del grande fiume.

Se abbiamo ben capito si tratta di una antologia di racconti e poesie dei suoi allievi; c’è qualche filo conduttore, un tema o argomento che lega questi componimenti?

I brani del Quaderno, pur essendo stati pensati e redatti in libertà, sono collegati da un unico filo logico che ne tesse insieme metodo e contenuto. Sono convinto che il messaggio scritto abbia ancora un suo spazio ed un ruolo significativo all’interno di una società dove prevalgono i linguaggi di massa e si usano strumenti di comunicazione più pratici e rapidi come la TV, il telefono il fax etc..
Vi è ancora un vasto pubblico che ama leggere ed uno stuolo di professionisti che produce giornali, riviste e libri. Chi, come i componenti del nostro gruppo, si accinge a scrivere per diletto si pone qualche logica e naturale domanda: a chi possono interessare i racconti di una persona “normale”? cos’ho io di importante da dire agli altri dato che non sono nè un letterato nè un saggista, non ho voglia di successo nè di gloria editoriale? Ragionando sul “cosa” narrare, ho suggerito il metodo della “meraviglia”. Non si tratta di stupire il prossimo con farraginosi estetismi di barocca memoria, ma di sapersi stupire, meravigliarsi, appunto, di fronte alle normali situazioni ed agli accadimenti quotidiani, dentro e fuori di noi. Questo il filo che annoda i racconti qui pubblicati. Sono storie degne di interesse perché vissute nell’esperienza ma reinventate nella fantasia, distolte dal reale e inserite nel possibile perciò universali.
Godibili da tutti; occasione di lettura e studio per alcuni ad esempio i corsisti delle “150 ore”.

E delle poesie, che ci può dire?

In appendice il gruppo propone alcune poesie, originali ed inedite. Ogni prefazione sul linguaggio poetico ed i versi qui pubblicati mi pare prematura.
È uno spazio aperto da poco nel corso, tutto da scoprire e coltivare. Se son rose fioriranno.

CHE COS’E IL SABA


L’Associazione “Nicola Saba” nasce da un’esperienza autogestita di educazione permanente. È stata fondata da alcuni studenti dei Corsi Sperimentali per Lavoratori “150 ore” della SMS “Bandiera e Moro”, che dopo aver conseguito la licenza media hanno deciso di continuare a studiare per arricchire la propria cultura indipendentemente dal titolo di studio, e dai loro 4 docenti che ne condividevano gli ideali di pura speculazione culturale.
Oggi l’Associazione conta già 200 iscrittí: ex corsisti o cittadini qualsiasi, provvisti o no di licenza media od altro titolo, e per il 92/93 ha organizzato, tra attività monografiche e di laboratorio, 17 corsi annuali di studio, dalla storia dell’arte alla filosofia, dall’inglese alla letteratura, dall’informatica alla medicina, ecc.
L’Associazione “Nicola Saba” si prefigge lo scopo di promuovere le crescenti esigenze degli adulti a livello personale e sociale. Centrale è la concezione della ricerca come educazione e il legame tra intelligenza e socialità. “L’educazione è un progresso senza fondo nella ricerca....
L’intelligenza non può svilupparsi senza aprirsi agli altri”.
(Platone)

Tale scopo viene perseguito percorrendo due strade, semplici ma importanti. L’una pedagogica che sviluppa il rapporto docenti-discenti non in termini cattedratici ma in un continuo scambio conoscitivo e discorsivo veramente democratico e dialettico. L’altra produttiva che vuol socializzare i risultati conseguiti da ogni gruppo di studio... e questo giornale ne è la prova in atto.