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a cura di Alberta Salmeri

Toccante l’incontro avvenuto in gennaio, nell’aula magna della Giulio Cesare, tra gli ex alunni della terza media dell’anno scorso oggi liceali e i frequentanti i corsi EDA, persone adulte tra le quali alcune coetanee della sig. Lia Finzi Federici e anch’esse con storie di vita vissuta, interessanti, tragiche ed eroiche. Insieme, hanno con commozione confrontato le loro memorie storiche. Occasione dell’incontro con Lia Finzi è stata la presentazione del CD ROM “Ai tempi di mio nonno” un ipertesto (o meglio ipermedia) frutto della collaborazione fra i ragazzi della terza E e i corsisti del Laboratorio Multimediale del Centro Territoriale Permanente. I testi scritti, le testimonianze orali, documenti e foto d’epoca, hanno fatto da cornice alle parole della signora Finzi che ha ricordato la sua esperienza di ebrea perseguitata, nel periodo che precede la seconda guerra mondiale.

Testimonianza di Lia Finzi Federici 

Signora Finzi nel 1938, Mussolini scatenò una forte campagna denigratoria contro gli ebrei, vuole raccontarci come visse Lei quel periodo?

Certo, nel 1938 ero una bambina avevo solo 10 anni, venni subito espulsa dalla scuola pubblica con il Regio decreto-legge 5 settembre 1938-XVI- N.1390 "Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista" assieme a tutti gli altri bambini e ragazzi ebrei di tutte le scuole di ogni ordine e grado e assieme ai docenti, maestri e professori.

Quali furono le conseguenze immediate di quel decreto?

La legge scatenò una marea di divieti e limitazioni; eccone alcuni:

•  Il censimento degli Ebrei di tutte le Comunità
•  Il licenziamento e il divieto di assunzione di cittadini ebrei nelle aziende
•  Il divieto di licenze commerciali
•  Le cancellazioni dei professionisti dagli albi professionali
•  Le requisizioni patrimoniali
•  Il divieto di matrimoni misti
•  Il divieto di adozione nelle scuole di libri di testo di autori di razza ebraica
•  Provvedimenti razziali nel settore dello spettacolo
•  Non si poteva andare in ispiaggia al Lido e in altri luoghi di vacanza
•  Non si poteva tenere la radio
•  Sparirono i nomi degli utenti ebrei dall’elenco telefonico
•  Era proibito andare nelle biblioteche e da queste, sparirono i libri di autori ebrei
•  ……e altri ancora.

Le condizioni di vita degli Ebrei italiani, e anche di quelli veneziani ovviamente, a seguito dei decreti e delle leggi che li perseguitarono dal 1938 fino alla deportazione nel 1943 cambiarono drasticamente.
In molti locali apparve la scritta: - Qui non sono graditi né i cani né gli ebrei -.
Ovunque, nelle strade, sui muri: - "Ebrei uguale a spie" -. Gli Ebrei erano considerati "Nemici della Patria" quando italiani a tutti gli effetti, molti avevano combattuto nella guerra 1915-1918. Gli Ebrei italiani vissero sacrificati nella libertà e nei diritti, questo stato di cose si protrasse fino al 1943.

Mentre nei paesi occupati dalle forze nazifasciste si sviluppa la Resistenza, l’iniziativa passa alle potenze alleate. In Africa, l’Vlll armata britannica sbaraglia gli Italo-Tedeschi ad El Alamein e con l’aiuto delle truppe americane sbarcate in Algeria e nel Marocco francese li costringe alla resa (12 maggio1943).
Sul fronte russo, i sovietici annientano l’armata tedesca che assedia Stalingrado (febbraio 43) e sfondano la linea sul Don.
In Italia il 10 luglio avviene lo sbarco alleato in Sicilia (dopo la Conferenza di Casablanca tra Roosvelt e Churchill).
Il 25 Luglio caduta e arresto di Mussolini. Viene instaurato il governo Badoglio.
L’8 Settembre l’annuncio dell’armistizio tra I’Italia e gli anglo-americani che coincide con lo sbarco degli alleati a Salerno.
Mentre il re e Badoglio fuggono a Brindisi e l’esercito è allo sbando, i tedeschi occupano l’Italia centro-settentrionale. Il Paese è così diviso; al Sud occupato dagli Alleati, c’è lo Stato monarchico, al Nord la Repubblica sociale italiana (Repubblica di Salò), costituita da Mussolini, che i tedeschi hanno liberato dalla prigione sul Gran Sasso. Comincia la guerra civile tra "repubblichini" e partigiani;
Il 13 Ottobre Badoglio dichiara guerra alla Germania, ottenendo dagli Alleati per I’Italia il titolo di cobelligerante.

Mi può raccontare come si evolse la situazione a Venezia? 

A Venezia le prime deportazioni iniziarono il 5-6 dicembre 1943: centosessantatre "ebrei puri", tra cui bambini, donne, vecchi, furono portati prima a Fossoli, Carpi-Modena, poi ad Auschwitz, in Polonia.
Il 4 agosto 1944: 21 anziani e malati, prima a S.Sabba-Trieste poi anch’essi ad Auschwitz (nel vagone piombato). Ed altri ancora presi singolarmente. I deportati di Venezia che non fecero più ritorno furono 246.
Qualcuno si salvò. Chi potè fuggì, aiutato da amici, si nascose.
Qualcuno scese verso Roma, sperando nell’arrivo imminente degli Alleati, altri provarono il passaggio clandestino in Isvizzera. Qualche giovane si unì alle Brigate Partigiane e salì in montagna.

Come riuscì a salvarsi la sua famiglia? 

La mia famiglia (non proprio tutta) si salvò, con una fuga rocambolesca in Svizzera.
Ma oltre ai cittadini amici che aiutarono, vi furono i delatori che fecero la spia e denunciarono i nascondigli degli Ebrei ai nazifascisti, molti per denaro (per ogni ebreo maschio venivano date £. 5000 e per ogni ebrea £. 3000).
E vi furono gli indifferenti tra la maggioranza della popolazione.
Venezia venne liberata dai partigiani prima e poi dagli Alleati, vide la disfatta dei nazifascisti il 28 aprile 1945.
Il ritorno non fu felice e soprattutto per l’assenza di chi non c’era più, ma la voglia di ripresa fu forte, la vita potè, in qualche modo, continuare.