Per non dimenticare  
di Mario Meggiato  
Ho conosciuto Oreste, alpino della Julia, tre anni fa a Levico.
Classe 1919, originario di Brescia, sposato con Amabile, attualmente abita in Camposanpiero in provincia di Padova.
Da alpino Oreste è stato prima in Francia (sul monte Maddalena); tornato poi a Udine è stato inviato in Albania, poi in Grecia, quindi in Russia.
Durante i soggiorni estivi di Levico (località caratteristica della Valsugana), famosa per le sue terme, con uno stupendo parco voluto dalla principessa “Sissi” moglie di Francesco Giuseppe, imperatore asburgico, Oreste mi ha raccontato con estremo pudore, alcuni episodi della sua vita vissuta da alpino durante la seconda guerra mondiale che, senza pretesa dello storico, provo a trascrivere, perché credo che tutti noi dobbiamo molto a “questa umanità spesso dimenticata”.
Oreste ricorda ancora con commozione i compagni che cadevano stremati dalla fame e dal freddo durante la ritirata di Russia, i quali raccomandavano a coloro che erano ancora in grado di proseguire di salutare la loro mamma. (*)
Egli ricorda anche che, sempre in Russia, in compagnia di un altro alpino, entrato in un’isba, la donna che li ha accolti, saputo che erano italiani e che erano affamati, ha preparato loro una sorta di minestra ricavata pestando la saggina.
Una volta raggiunto un posto dove si stava distribuendo il rancio, gli fu chiesto se avesse fame e, alla sua risposta affermativa, gli fu risposto di aspettare; quando venne il suo turno, non avendo la gavetta per mettervi la pasta, si fece mettere il cibo nel suo elmo suscitando un atteggiamento di ripulsione da parte dell’addetto alla distribuzione che, tuttavia, gli propose il bis con gran soddisfazione di Oreste.
Ritornato in Italia a Verona Villafranca, dopo essersi ripulito e liberato dei pidocchi, Oreste aveva invitato alcuni suoi compagni d’armi a bere un bicchiere di vino in un’osteria; al momento di pagare, però, si rese conto che tutti i suoi risparmi non erano sufficienti tanto che l’oste, resosene conto, offerse volentieri la consumazione.
Ho voluto riportare questi pochi episodi, tra quelli che l’alpino mi ha raccontato, senza pretesa di aver colto una qualche verità sulla seconda guerra mondiale, ma semplicemente perché mi ha colpito la semplicità di quest’uomo che continua ad apprezzare la vita con gran serenità e dignità, nonostante tutto ciò che ha passato e perché credo che questa memoria, priva assolutamente di retorica, costituisca un patrimonio di umanità per me e per coloro che hanno la pazienza di leggermi.
Settembre 2004
(*) Oreste diceva spesso che avevano ucciso più soldati la fame e il freddo che non i fucili nemici.