Testimonianze
Educazione permanente e differenze di genere
di Lucia Pitteri

Questo è un anno speciale per la nostra Associazione essendo ormai vent’anni dal giorno della sua nascita. Grazie a donne come Lucia e compagne che con la loro tenacia hanno saputo costruire uno “spazio” di cultura permanente.

Lucia Pitteri

 

La mia esperienza nell’ambito dell’educazione permanente ha inizio nel 1985. L’anno prima avevo superato lo scoglio di ritornare a scuola a quarantatre anni, frequentando i corsi per il conseguimento della licenza media, le “150 ore”, dove avevo avuto la fortuna d’incontrare insegnanti come G. Albanese, G. Peretti, G. Stoppani e G. Voi, uomini speciali, generosi e carichi di umanità.
Sempre nell’ottantaquattro frequento assiduamente il Centro Donna di Mestre, dove conosco molte donne, ricevo consigli sulle scelte di letture al femminile, partecipo alle riunioni di vari gruppi, partecipo inoltre a un gruppo di studio, che si occupa delle letture delle donne e in particolare dell’analisi del romanzo rosa. Quest’ultimo è coordinato da V. Ongaro, insegnante di scuola media superiore, donna generosa e di alto valore che sempre sarà nel mio cuore. Da un’indagine decollata in quel contesto e svolta nel rione PEEP-Bissuola (1987) è risultato infatti che le intervistate leggono soprattutto romanzi sentimentali, come forma di evasione e con fine consolatorio. Ci si interroga sui modelli veicolati, sui bisogni e le motivazioni di queste donne, si stringono rapporti più forti tra noi.
Dopo queste esperienze sento maggiormente il bisogno di acquisire gli strumenti di conoscenza necessari ad afferrare e determinare la realtà che mi circonda. Sono certa che molte altre donne si trovano sulla mia stessa lunghezza d’onda, desiderose di conoscere, ma senza sapere da dove cominciare e che basterebbe un po’ d’incoraggiamento e d’informazione per far loro assaporare quella cultura che non hanno avuto in gioventù.
Per realizzare questo desiderio, sostenuta dagli stessi insegnanti delle “150 ore”, propongo ad alcune corsiste di continuare a studiare per arricchire la nostra cultura.
A Mestre, sempre su richiesta di un gruppo di donne, si era già tentato di costituire un corso di studio, ma in due anni l’esperienza si era esaurita. Su indicazione del prof. Stoppani, contatto R. Conte, esperto di Storia dell’arte: ci impegnamo reciprocamente, con lui e con altri quattro docenti, che danno la loro disponibilità a rivederci a settembre, ma solo a patto che riesca a formare un gruppo di almeno dieci donne, desiderose, come me, di imparare.
Trovo sostegno e collaborazione in Mariella Pierato, Franca e Rosanna Garbisi, Stella Mazzon.
Così nell’ottobre del 1985 alle ore 9, nella sala della biblioteca del Centro Donna si avvia un corso monografico di lettura (Lussu, La marcia su Roma), mentre i corsi di Lingua inglese e Storia dell’arte sarebbero iniziati il mese seguente. Sarà il Centro Donna la prima sede del futuro gruppo delle “Ex corsiste 150 ore e non”.
Continuo ad impegnarmi in tutti i luoghi che frequento e nelle relazioni amicali, faccio circolare la mia esperienza di “studentessa” e il piacere, la gioia che ne ho ricavato.
Molte altre donne si iscrivono ai corsi e alla fine dell’anno parliamo a corsiste e corsisti delle “150 ore” di questa nuova esperienza, invitandole e invitandoli ad unirsi a noi per continuare la loro formazione. L’iniziativa ha esito positivo: sono le donne comunque ad essere felici e a partecipare.
All’inizio del secondo anno di attività decidiamo di versare una piccola quota, mensile per offrirla come riconoscimento simbolico agli insegnanti, che continuano a dare il loro contributo completamente gratis, e che investono quel piccolo contributo nell’acquisto di un computer che si sarebbe reso utile per iniziare un nuovo corso. Così, ospitato dalla scuola media Bandiera e Moro, inizia in via sperimentale, un corso di informatica per principianti.
Proprio in quei primi anni non era stato facile conciliare la mia ritrovata libertà con i ritmi della vita familiare, ma mi sentivo tanto coinvolta nel compito che mi ero assunta che niente mi sembrava più importante: avvertivo la necessità che la conoscenza fosse alla portata di tutti, avevo la convinzione che dalla conoscenza e dal confronto con gli altri si sviluppasse la comprensione e la capacità di giudicare. Queste erano spinte fortissime a intessere relazioni sempre più ampie e più forti con le corsiste e a prendere iniziative perché potessero godere di esperienze culturali per loro nuove e significative, anche se i problemi organizzativi cominciavano a lasciarmi sempre meno tempo libero per occuparmi della mia crescita culturale.
Dopo che negli anni precedenti si erano fatte numerose visite a mostre e musei, nel maggio 1990 si svolge la prima gita culrale di una giornata a Ravenna, con la partecipazione di 94 corsiste.
In cinque anni dalle dieci “Ex corsiste 150 ore e non”, che si erano trovate assieme per la prima volta nell’ottobre del 1985, si era raggiunto il considerevole numero di centoventotto, con dodici corsi proposti.
Avevano aderito all’iniziativa, in qualità di insegnanti, donne come Anna De Francesco, Roberta Fabris, Elena Ramacciotti e Sandra De Perini. Si proponevano intanto le questioni degli spazi a disposizione e quello dei finanziamenti: i locali del Centro Donna non erano più sufficienti a contenere i corsi, ma ci ritrovavamo la forza e il coraggio di chiedere ospitalità a presidenti dei consigli di quartiere e a presidi delle scuole, il più delle volte con successo. Il ricavato delle iscrizioni veniva investito nell’acquisto di nuovo materiale didattico, nelle spese ordinarie, ma anche nell’adozione a distanza di un bambino palestinese.
Da questa esperienza autogestita di educazione permanente, si costituisce davanti ad un notaio il 14 giugno 1990 l’Associazione culturale Nicola Saba, che prende il proprio nome da quello del bambino palestinese adottato.

I fondatori: le ex corsiste 150 ore Stella Mazzon, Loredana Vascon, Lucia Pitteri e l’ex corsista Aldo Ghioldi; i professori Giuseppe Albanese, Gianfranco Peretti, Gabriele Stoppani, Giuseppe Voi. Presidente Gabriele Stoppani, tesoriere Aldo Ghioldi, coordinatrice Lucia Pitteri.
Lo scopo dell’Associazione è l’educazione permanente, aperta a tutti: l’iscrizione costa quindicimila lire, la frequenza diecimila lire al mese.

Frattanto la partecipazione aumenta e nel 1993 le iscritte sono centosettantacinque. Nel 1995 i nominativi al momento delle iscrizioni sono duecentocinquantatre: molte corsiste proseguono tale esperienza dal 1984, anche se con delle pause; tra gli iscritti ci sono anche alcuni uomini, che hanno deciso di riprendere in mano i libri, magari per avvicinarsi a delle discipline che i figli seguono al liceo.
Tra attività di laboratorio e corsi monografici vengono organizzati diciotto gruppi in cui si seguono dalla scrittura al disegno, dall’arte alla filosofia, dal ricamo alla sartoria, dall’inglese alla letteratura, dall’informatica alla fisiologia, dal training autogeno alla storia delle religioni, senza contare le uscite a scopo culturale. Alcuni corsi sono tenuti da ex corsiste.
Nell’ottobre del 1995 per festeggiare il decimo anno di attività si è fatta una grande festa, invitata anche la stampa locale.
Il giorno dopo, accompagnato dalla fotografia delle corsiste presenti, compariva bene in vista sul Gazzettino questo titolo: “Associazione Saba. Centinaia riprendono i libri in mano”. Poco sotto erano riportate le parole di una corsista, Rosanna Garbisi: “Perché frequento questi corsi? Per stare assieme alle amiche, per curiosità e per imparare qualcosa di nuovo”.

La frequenza ai corsi era stata per quelle donne deliberata e cosciente: nella maggior parte dei casi erano mancate loro le occasioni per realizzare i loro desideri e affermare la loro individualità in un confronto costruttivo con altre donne, con gli altri. Avevano finalmente trovato il luogo e il modo di farlo.
L’anno dopo con un po’ di rammarico, ho lasciato il compito di coordinatrice alla “Nicola Saba”, per dedicarmi con lo stesso entusiasmo ad un nuovo impegno sociale.
Ero certa ormai che l’Associazione aveva piantato profonde radici nel territorio e che in ogni corso c’era almeno una corsista che si sarebbe presa l’impegno di aver cura del proprio gruppo.
Oggi, nel 1999, l’Associazione conta più di trecento corsiste e alcuni corsisti, i corsi attivati sono venticinque, ospitati nella scuola media statale Giulio Cesare di Via Cappuccina, ex scuola media Bandiera e Moro.
Anche la scuola che li ospita intanto è cresciuta: dal 1997-98 vanta il riconoscimento del Ministero della Pubblica Istruzione come “Centro Territoriale Permanente per l’Educazione degli adulti”, l’unico funzionante nel Comune di Venezia. Le attività principali del C.T.P. sono iniziative di alfabetizzazione specie per stranieri, corsi per il conseguimento della licenza di scuola media, e corsi di educazione permanente su tematiche di grande interesse, tuttavia autonome rispetto a quelle dell’Associazione Nicola Saba.
Le due esperienze si svolgono in parallelo, ma hanno indubbiamente una matrice in comune. L’affermazione e il riconoscimento dei corsi di educazione permanente rendono orgoglioso quel piccolo gruppo di donne, che hanno chiesto la possibilità di continuare a studiare, e che grazie alla forza del loro desiderio hanno perseguito e raggiunto con tanta fatica il fine prefissato: il diritto allo studio per tutta la vita.

(uscito su “Periplo” [rivista dell’IRREV, n. 2, 1998])