Discipline orientali
a cura di Roberta Fabris*

Il ventaglio Tai Ji è un’arma:
chiuso si assimila al coltello
o alla spada, aperto
diviene uno scudo.


 

La conoscenza delle arti marziali interne cinesi, richiede, oltre alla pratica “a mano nuda”, lo studio di alcune armi tradizionali: bastone, sciabola, spada, lancia.
Recentemente, accanto a queste armi classiche, tipiche dei militari e dei guerrieri, si è introdotta un’arma “non tradizionale”: il ventaglio.
Il ventaglio è un’arma per la funzione che ha assunto: fa parte di quegli attrezzi d’uso che divengono armi se trattati con abilità e destrezza.
In effetti è la maestrìa con la quale un oggetto viene usato che lo rende temibile.
Certo l’aspetto del ventaglio è innocente, molto coreografico, quasi festoso e queste tre caratteristiche appunto lo allontanano dal “carattere” bellicoso delle altre armi. Se andiamo oltre l’apparenza però, il ventaglio si rivela un’arma in piena regola: chiuso si assimila al coltello o al bastone corto o addirittura alla spada per come può recidere; aperto diviene uno scudo.

Affascinante e un po’ magico, diffuso in tutta l’area asiatica, il ventaglio ha offerto lo spunto a numerose leggende sulle sue origini e sul suo impiego: si dice fosse un’arma di difesa squisitamente femminile perché, tenuta aderente all’avambraccio e celata nelle ampie maniche delle vesti orientali, permetteva di parare con efficacia colpi imprevisti.
Non sappiamo se questo sia vero, come non si può confermare che le stecche esterne fossero lame di coltelli, capaci, se affilate, di tagli mortali.
Sappiamo per certo però che le punte, con le quali le stecche interne terminavano, permettevano attacchi aggressivi alle zone vitali con l’intento di controllare e fermare la respirazione o la circolazione e che il rumore dì apertura e chiusura,
caratteristico del ventaglio, aveva la capacità e lo scopo di sorprendere, sviare l’attenzione e rendere quindi l’avversario vulnerabile ad attacchi di palmo o di pugno con l’altra mano.
Non si deve dimenticare poi che il ventaglio può essere lanciato o fatto ruotare e proprio per questo viene catalogato tra le armi definite “speciali”.


* Per notizie sulla disciplina Tai Ji: ep n° 13, settembre 2003, p. 27.
* Per notizie su Roberta Fabris: ep n° 19, settembre 2009, p. 43.

Dietro la sua immagine di grazia e gentilezza si cela dunque un vero strumento di offesa, un’arma per la quale esistono delle tecniche di combattimento specifiche.

Nella pratica Tai Ji, il ventaglio utilizzato per lo studio si presenta con una struttura diversa dal ventaglio originario: di stoffa leggera, solitamente seta, montato su stecche di acciaio o di bambù, non taglienti, è uno strumento inoffensivo, pur mantenendo il caratteristico suono.
Entrato dapprima nella pratica wushu, solo recentemente è stato inserito tra le armi Tai Ji.
Il suo peso a seconda dei materiali con i quali è costruito varia dagli 80 gr. ai 500 gr. e la sua altezza è di cm. 30/35.

Per i principianti è preferibile iniziare con un ventaglio leggero; con l’allenamento e l’esperienza si constata che il peso migliora la prestazione.
Come per qualsiasi arma però, ognuno sceglierà la più adatta alla sua persona e al suo stile.

Nelle scuole di Tai Ji sempre più dì frequente sì diffonde oggi la pratica del ventaglio attraverso l’apprendimento di alcune “forme” codificate.
Lo studio della “forma” (sequenza di tecniche) abitua alla concentrazione, al controllo dell’equilibrio, alla consapevolezza del proprio corpo nello spazio e alla percezione dell’energia.
Nel corso dell’apprendimento si attivano l’immaginazione e la precisione: ogni tecnica è un colpo inferto o parato e l’insieme della sequenza è un vero combattimento agito con ipotetici avversari invisibili.
Armonizzare il pensiero, la parte emozionale e il corpo è necessario ad una buona esecuzione.
Con il tempo il gesto si unisce strettamente all’intenzione marziale, affinando l’ascolto della sottile forza interna generata dal movimento: “praticare la forma” può divenire allora una vera meditazione, capace di migliorare la condizione fisica e spirituale dell’addestrando.


Incontri studio di Ventaglio Tai Ji
(livello iniziale) attivi da Ottobre a Maggio.
Per informazioni: Roberta Fabris cell. 3932172268.

Durante gli incontri l’attenzione è rivolta a calmare la mente e a rilassare il corpo: alcuni esercizi di decontrazione abituano ad una postura corretta, a percepire la differenza tra tensione e distensione e a regolare il ritmo del respiro. Tale pratica di “ascolto” si alterna a brevi sequenze a mano nuda e con il ventaglio, preparatorie allo studio della “Forma 73 Ventaglio”.


Laboratorio Qigong e Laboratorio Tai Ji Qigong condotti da Roberta Fabris presso:

Associazione Nicola Saba Palestra Giulio Cesare, via Cappuccina n° 68, Mestre-Ve.
www.nicolasaba.it /cell. 3687533016.

Centro della Cultura Orientale via Monte San Michele n° 34, Mestre-Ve
www.centroqigong.it /cell. 3492616775.