gio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Gabriele Stoppani

 

A Giorgio Vianello

 

Il ricordo di Gabriele Stoppani

“Ciao Giorgio ti me fa compagnia stamattina par un cafè vero?” “Lo go sa bevuo coe spose (leggasi –bidelle-) ma vegno co ti volentieri”.
Non avevo dubbi che stavolta avresti accettato, te l’avevo letto negli occhi e visto stampato e nell’espressione del volto che eri preoccupato che avevi qualcosa dentro da sfogare o discutere con me, quindi andiamo pure a parlarne all’angolo caffè del CTP, in fondo l’invito alla tazzina è solo il solito pretesto per far il punto sulla situazione, quattro chiacchiere e due riflessioni, magari poi concludo con la famosa espressione veneziana, tanto cara anche a tuo fratello Giancarlo, “ti fa ben Giorgio a preoccuparte ma me raccomando no sta “filar caìgo” qualsiasi sia l’oggetto della tua ansia.
In fondo da quando ti conosco, vent’anni e più, sei sempre stato un uomo sincero e spontaneo, determinato nell’azione, semplice e pulito nei pensieri che traspaiono chiari sul tuo volto come parole sulle righe di un quaderno. Eh già son vent’anni che ci conosciamo. Ti ricordi? Venisti a scuola da giovane pensionato per prenderti la terza media alle famose “150 ore” e mi trovasti come insegnante, ebbi modo quell’anno di stimarti come studente (la prof. Comunello ti definì l’alunno modello per eccellenza) e di apprezzarti come uomo, innamorato della famiglia dello studio ma soprattutto del lavoro che avevi svolto per una vita intera e che aveva come centro la cura e la passione per il legno.
Fu così che ti proposi di far un salto di qualità: da studente ad insegnante. Perché non metti le conoscenze e la tua manualità a disposizione della collettività, della scuola e del territorio? Fu così che il preside di allora, Giuseppe Giorgi, ti affidò il laboratorio di falegnameria della scuola per usarlo come cantiere interno allo scopo di accomodare armadi cattedre sedie ecc. dell’istituto; e fu così che io d‘accordo con tutta l’associazione Nicola Saba, cui tanto sei stato e sei affezionato, ti affidai l’incarico di gestire come docente un laboratorio di “falegnameria ed intaglio sul legno” per gli studenti adulti dell’EDA. Ti schermisti allora, perché è proverbiale la tua timidezza, che non è segno di un carattere pavido, tutt’altro, anzi testimonia di una personalità responsabile e discreta… Accettasti e così passasti dai banchi alla cattedra, e son sicuro che dentro di te ti sentisti giustamente orgoglioso, ed ancor oggi dopo che gli anni son passati e che hai dovuto lasciare l’insegnamento per dedicarti quasi esclusivamente alla cura degli oggetti in legno ed altro della scuola, ancora lo sei ed in te traspare un’ interiore felicità perché questo lavoro e questo compito che esegui ti appaga quotidianamente, eh sì perché ogni giorno, anche adesso che sei in difficoltà per via di una fastidiosa malattia, non fai mai una manca alla “Giulio Cesare” anzi a volte sei tu che aspetti la Bruna davanti alla scuola in attesa che lei apra la porta d’entrata.
La tua preziosa ed insostituibile collaborazione è continuata prima col preside Gumina e dopo con la dirigente Mazzone e da entrambi sei stato e sei apprezzato , direi anche coccolato per via della tua disponibilità come uomo e collaboratore, lo sanno benissimo che sei insostituibile e che la tua opera è preziosa per la scuola. In fondo sei diventato quasi “un’istituzione” qui a scuola per tutti, bidelli insegnanti ed alunni.
Lo so che ogni tanto qualcuno, specie tra gli insegnanti, ti innervosisce perché ti tira un po’ troppo per la giacchetta, vorrebbe tutto e subito. Ma tu stai tranquillo, vai dalla preside, e lei ti dirà quali sono i lavori da eseguire per primi, quali sono le priorità e dopo tu ti organizzi, hai i tuoi tempi e i tuoi ritmi, ma sei tu il signore della tua vita e puoi gestire il tuo laboratorio e i tuoi lavori come meglio credi, solo ricordati di dar copia delle chiavi di tutti gli armadi alla preside che se deve aprire d’urgenza qualche sito e tu non ci sei si innervosisce a sua volta e va in tilt. Sai che ti vuole bene come tu ne vuoi a lei ed anche a tutti gli operatori scolastici. Con tutti sei stato e sei in buonissimi rapporti, in vent’anni ne hai conosciuti tanti ed ormai sai come funzionano. Solo uno ti ricordi, e come no?, ti ha davvero inquietato, ma poi dalla segreteria di Mestre è stato trasferito in un’altra assai distante, se non sbaglio in Germania…
Per il resto qui tutti ti hanno voluto e ti vogliono bene, sei molto richiesto e “gettonato” . A proposito, ad una persona che mi chiedeva l’altro giorno di te, di chi tu fossi e che facessi, io ho risposto così: Giorgio è l’uomo delle tre “P”. E che vuol dire? Lo spiego anche a te caro Giorgio. La tua prima ”P” è l’iniziale di Passione, intesa come amore, per la famiglia, gli amici ecc. ma soprattutto per il lavoro, quello del legno in particolare, che svolgi con grande cura e preparazione, prima mentale per l’organizzazione e poi manuale per l’attuazione. La seconda “P” sta per Precisione, sei meticoloso puntuale attento ti piace eseguire ogni lavoro (eri così anche con i compiti di scuola) con calma e puntiglio per portarlo a termine così come l’hai concepito e finché non lo vedi perfetto non ti dai pace perché la tua soddisfazione sta nell’ammiralo finito e completo. La terza “P” quella che oggi come in tante altre giornate qui a scuola mi ha spinto ad invitarti per le due chiacchiere all’angolo caffè è la “P” di Preoccupazione. Lo so sei ansioso e ti maceri, a volte più per gli altri che per te, fino a soffrirne dentro. Ma lascia perdere “no sta filar caìgo”, le prime due P sono quelle che contano e che danno senso e scopo alla tu vita, il resto non conta.
Ora un bel respiro e partiamo, però aspetta finiamo il caffè, beviamolo con calma, perché non so se domani ti rivedrò.
Ciao Giorgio.
P.S. Mi raccomando fatti valere anche lassù, so che stai già intagliando gli scrigni celesti e Qualcuno ammirato ti guarda.

 

Il ricordo del fratello Giancarlo

Giorgio diventa adulto presto. Quarto di otto fratelli (6 maschi e 2 femmine) a 12 anni, in piena guerra mondiale, accudisce i suoi quattro fratelli più piccoli nel mentre i nostri genitori si preoccupano di trovare il necessario per sfamare la famiglia così numerosa, girando per le campagne dell’entroterra veneziano comperando o barattando, lana e vestiti con i prodotti della terra e cibi derivati dalla carne. Finita la guerra trova lavoro in una falegnameria in Venezia. Carattere ribelle, insofferente alle imposizioni si ritrova a fare i più svariati mestieri rimanendo sempre fedele al suo primo amore: il legno. Ed è con quello, raggiunta la pensione, che si diletta ad insegnare un’arte così nobile e trascurata. La insegna all’interno della nostra associazione dopo che l’allora Preside Giorgi gli affida il laboratorio della scuola, oramai in disuso. Inoltre diventa l’uomo tutto fare, necessario in una struttura come la scuola; per lui niente era impossibile fosse legno vetro o ferro trovava sempre la soluzione per salvare un patrimonio, e intervenendo con la sua preziosa manutenzione evita le grandi rotture. Amava dire che al mattino, quando lui arrivava, ed sempre molto presto, lo tiravano per la giacca. Era un falso lamentarsi; gli piaceva. Era orgoglioso di rendersi utile agli altri. Ci lascia l’8 febbraio di quest’anno dopo una vita di amore per la famiglia, percorrendo sempre la strada dell’onestà e della rettitudine insegnatagli dai nostri genitori.
Mentre pensavo alla stesura di questo testo, ci è venuta a mancare, il 24 aprile 2013, la sorella Lucia da voi molto conosciuta. Era la settima di noi otto. Collaborava con l’associazione durante le iscrizioni di inizio anno, per l’allestimento e la presenza al mercatino della solidarietà di Natale e in tante in altre iniziative. Ha dedicato la vita agli altri come lo può fare un’infermiera innamorata del suo lavoro. E continuava a farlo, anche dopo la pensione, rendendosi sempre disponibile proprio quando qualcuno si trovava a dover affrontare una malattia.
Amatissimi, ci avete lasciato un vuoto incolmabile in particolar modo per la successione rapida con cui ve ne siete andati quasi in silenzio, senza disturbare. Mi mancate tanto. Ci mancate tanto.
Vostro fratello Giancarlo

 

Il ricordo di Paola Artusi

Ho un caro ricordo di Giorgio.
Ogni qualvolta ho avuto l’occasione di chiedergli un piccolo favore i suoi occhi brillavano, e capivo che lo rendevo felice nel fornirgli l’opportunità di rendersi utile.
Non dimentico le sue dolci e generose espressioni, tipiche della sua grandezza d’animo.
Con piacere ho letta in classe, nella lezione col prof. Stoppani, questa poesia dedicandogliela.

Poca cosa è una poesia.
di Isabella Sordi

Eri un piccolo uomo di grande amore,
che detestava e, nel contempo,
amava.
Eri un piccolo sognatore, un gran signore
che ritornava a casa con la spesa.
E non vedevi (o forse non volevi?) il mondo cupo
Di questi anni miei.
E sei passato, e te ne sei andato
“Ecco, già i passi della morte odo”
Addio, addio!
Che non ti turbino il sonno, anima lieve:
Addio! Addio!
A Dio.

E ancora questa poesia di un poeta iraniano letta al cinema Dante.

Quando non ho nulla in tasca
Ho la poesia.
Quando non ho nulla in frigo
Ho la poesia.
Quando non ho nulla nel cuore …
Non ho nulla.

 

Il ricordo di Graziella Mazzoni

Giorgio era timido, si muoveva silenziosamente nella scuola, prima per insegnare con passione ai suoi corsisti l'arte dell'intaglio del legno, dopo, quando la sua età non è stata più verde,  per svolgere dei lavoretti di cui la sua scuola necessitava.
Tale impegno si rendeva necessario anche per lui, per il semplice fatto di viverlo come una "cura" e potersi così sentire sempre utile.
Mi piace pensare che Giorgio abbia lasciato nella scuola un'impronta indelebile, che difficilmente dimenticherò.
Per questo lo ringrazio, sapendo che lui, come sempre faceva, mi sorriderà con simpatia.

Il ricordo di Mila Di Francesco

Desidero ricordare Giorgio sorridente e affettuoso con tutti, pronto ad aiutare e a risolvere problemi; ma soprattutto desidero ricordare la sua sapienza artigianale, che gli ha permesso di realizzare dei piccoli capolavori d’Arte, che rimarranno nel tempo, e ci faranno sentire orgogliosi di averlo conosciuto.

Il ricordo di Silvana Scassola

Ho un ricordo preciso di Giorgio è come una fotografia: ti veniva incontro sorridendo e accogliendoti con i suoi racconti e aneddoti.
Intorno a lui aleggiava un’aria di semplice serenità fatta di lavoro, amicizia ma sopratutto di famiglia.
La famiglia è sempre stata il suo grande orgoglio, ricordo l’emozione nei suoi occhi nel descrivere quanto fosse importante veder crescere i suoi nipoti, la sua discendenza.

Grazie per l’affetto e la sincera amicizia!

Il ricordo di Nicola Cisternino

l medico della batteria

Che ci fosse sempre una possibile soluzione ad ogni piccolo o grande imprevisto, era Giorgio a raccomandarlo e, con il suo sorriso amabile e rassicurante, suggerirla. Succedeva frequentemente che nell’aula di percussioni l’impeto di una rullata, di un gesto tellurico sfuggito di mano ai ragazzi, rendesse lo strumento muto, a volte per una pelle rotta ma altre volte per viti saltate all’aria per non parlare di bacchette ridotte a rametti appuntiti.
La situazione più problematica si presentò alcuni anni fa, quando dopo un concerto in aula magna, nel riportare la batteria in aula di musica, ad alcuni ragazzi sempre volenterosi, dovendosi occupare direttamente del trasporto della batteria sul mitico carrello che all’occorrenza diveniva autobus, calesse e qualsiasi altro mezzo fantastico di trasporto, ci fu una caduta rovinosa della grancassa con la rottura di uno dei due sostegni di appoggio alla base.
Mai l’intervento riparatore di Giorgio fu richiesto con maggiore solerzia, confidando sulla sua miracolosa azione quotidiana, visto che di lì a qualche giorno doveva esserci qualche altra rumorosa esibizione del gruppo.
Di fronte al supporto letteralmente ridotto a pezzi che ancora conservo come reperti, il referto di Giorgio fu lapidario quanto implacabile: il materiale di cui si componeva il supporto non era saldabile o riparabile in alcun modo.
Non restava che una sola strada, rifarlo del tutto.
E fu così che in quattro e quattr’otto, nell’arco di poche ore, Giorgio approntò un sostegno molto più solido di quello fornito dalla casa madre dello strumento, così che la nostra batteria da allora è dotata di una nuova zampa che si può ancora ammirare, che ne fa uno strumento unico a due zampe, in cui quella destra non è replicata da quella sinistra.

E fu da allora che per i ragazzi della nostra scuola, Giorgio meritò l’appellativo di medico della batteria.

Giorgio Vianello in due momenti della sua attività di Maestro del legno

 

Dedicata a Lucia Vianello

Ritrovata fra i documenti di Lucia.
Dedica della signora Renata Sopracordevole Lanzi. Probabile paziente ricoverata nel reparto dove lavorava Lucia qualche decennio fa..

Lucia…Scarpette bianche,
Angelo della notte
Angelo del giorno
Dove vai attorno?
Porti il tuo aiuto
Il tuo respiro
Dove c’è un sospiro…
Piccola anima,
piccola anima alata
Dio ti ha mandata
A compiere la tua missione
Nella terra
In una serra
Ove al posto dei fiori
Ci sono i… dolori.
Lucia…scarpette bianche
Corri… le tue ali non sono mai stanche!