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di Luisa Faccini e Francesco Nicoletti

 

La contraffazione:
conoscere il problema per affrontarlo meglio

 

Considerazioni generali

Come definiamo la contraffazione?
Una definizione classica è la seguente: “Vi è contraffazione quando segni distintivi o marchi già registrati ed attribuiti a determinati prodotti vengono apposti da soggetti terzi e non autorizzati su prodotti nuovi o soltanto similari, o anche diversi da quelli legittimamente commercializzati dai titolari dei marchi.”
Ma come si fa a riconoscere un prodotto contraffatto?
E’ questa la domanda più frequente che ci viene posta dalle persone che si rivolgono agli sportelli di Federconsumatori per denunciare una truffa subita con l’acquisto di un prodotto rivelatosi molto al di sotto delle proprie aspettative o addirittura pericoloso. Una domanda che rimanda ad un’altra domanda: Quanto ha pagato? Il prezzo pagato è infatti il primo elemento di valutazione da prendere in considerazione: un prodotto originale costa molto di più di uno falsificato.
I prezzi elevati trovano giustificazione nella migliore qualità delle materie prime utilizzate: gli occhiali Ray-Ban originali hanno lenti particolari protettive; l’orologio originale Rolex è prodotto con un acciaio speciale, quello usato per la realizzazione di strumenti chirurgici che non provocano allergie. I prezzi dipendono anche dalla qualità delle lavorazioni e dei trattamenti: nel caso, ad esempio, di scarpe o stivali, la qualità scadente dei collanti può provocare dermatiti più o meno gravi. Costano gli investimenti nella ricerca, costano le attività di controllo e certificazione qualità.
Le imprese oneste scelgono di assumere regolarmente i propri dipendenti, di pagare le tasse, di rispettare l’ambiente: tutto questo ha ovviamente un costo. Chi opera nell’illegalità invece sceglie il lavoro nero, lo sfruttamento del lavoro minorile, usa materiali scadenti, non collauda i prodotti mettendo a rischio la salute; qualità e sicurezza diventano parole vuote di significato: la parola d’ordine è il profitto. Per le aziende ciò significa, oltre che un danno economico dovuto alle mancate vendite, anche una perdita di credibilità del marchio, la cui funzione tipica di garantire un segno di riconoscibilità, attraverso il quale l’acquirente misura il valore del prodotto, risulta affievolita e indebolita.
Un’altra domanda d’obbligo: come, dove e in quali circostanze è venuto in possesso dell’oggetto?
Se l’acquisto è stato fatto in un mercato rionale, se non è stato rilasciato lo scontrino fiscale, si può fare ben poco; oltre a condividere con il malcapitato la frustrazione per l’inganno subito, non resta che fare una segnalazione alle forze dell’ordine. E non può essere diversamente se si vuole contrastare un fenomeno che negli ultimi anni ha conosciuto un incremento notevolissimo. Comunemente quando parliamo di contraffazione il pensiero ci porta ai venditori ambulanti, ma i “vu cumprà” rappresentano solo la punta di un iceberg; mentre in un’area grigia sempre più vasta si muove una rete criminale di livello imprenditoriale, in grado di organizzare vere filiere produttive costituite da fornitori, grossisti e venditori e, tra questi ultimi, anche centri della grande distribuzione, o, in casi estremi, addirittura negozi accreditati che sviluppano una duplice linea di vendita, una palese ed una nascosta, di merci contrassegnate dallo stesso marchio.
In certi casi, anche se raramente, sono le stesse catene di produzione regolari che mettono in vendita prodotti costruiti recuperando scarti di lavorazione che vengono rivenduti al prezzo di quelli di prima qualità.
Organizzazioni criminali come l’ndrangheta, camorra, mafia, (e triadi orientali…), in grado di controllare il territorio, sviluppano un sofisticato processo economico che vede i proventi del traffico di stupefacenti reinvestiti nella contraffazione. La merce contraffatta viene veicolata nello stesso canale della droga per lo smercio all’estero, e i profitti vengono reinvestiti in attività lecite con infiltrazioni in ogni attività economica.
Ormai la contraffazione sta interessando le più svariate categorie merceologiche: abbigliamento, agroalimentare, apparecchiature informatiche, arredo, ceramica, gioielleria, calzature, occhialeria, pelletteria, prodotti farmaceutici, giocattoli, audiovisivi, prodotti cosmetici...
Le cifre parlano chiaro, come emerge dai dati di una ricerca del Ministero per lo sviluppo economico in collaborazione con il Censis (fig. 1)

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Fig.1 I numeri della contraffazione in Italia

Contraffazione e salute:
la contraffazione alimentare e quella farmaceutica.

Molti prodotti contraffatti sono ad alto rischio per la nostra salute o sicurezza. Non vi è praticamente settore merceologico nel quale i prodotti contraffatti siano esenti da tali rischi. Basti pensare al mercato dei giocattoli, dei cosmetici, dell’agroalimentare o dei farmaci, ma anche in misura minore quello dell’abbigliamento o degli accessori.
Considerando i dati della ricerca prima citata (fig. 1), non irrilevante risulta il settore alimentare (1,1 miliardi di euro l’anno). La contraffazione alimentare non è facilmente distinguibile dalla frode alimentare: anche se in senso stretto essa sarebbe configurabile come frode commerciale (e quindi non dannosa per la salute), spesso la contraffazione alimentare implica anche la frode sanitaria, come nei casi di adulterazione o sofisticazione alimentare che comporta spesso l’utilizzo di sostanze nocive alla salute. Anche le false indicazioni in etichetta in molti casi si accompagnano ad illeciti nel campo sanitario: se un produttore è disposto a dichiarare il falso in etichetta, ad utilizzare ingredienti diversi o sostanze estranee a quelle indicate, a riportare false certificazioni sui marchi (certificazioni sul biologico, marchi DOP...) per far passare come autentico un prodotto alimentare che tale non è, sarà probabile che non si faccia scrupoli di utilizzare ingredienti e additivi poco o per nulla controllati, di scarsa qualità o igiene e dunque a rischio di nocività o tossicità.

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Un altro settore merceologico oggetto di contraffazione che ha importanti conseguenze sulla salute è quello farmaceutico. Il mercato dei farmaci contraffatti è purtroppo in espansione, complice la rete di acquisto su internet, e il contrasto a questo fenomeno, viste le gravi ricadute sulla salute, è oggetto di attenzione da parte delle principali istituzioni nazionali ed internazionali che si occupano di sanità pubblica (OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità, AIFA - Agenzia Italiana del Farmaco...), unitamente ai servizi di cooperazione internazionale, di polizia sanitaria e di intelligence.
Un farmaco contraffatto può contenere principi attivi di scarso controllo e qualità o dosaggi non conformi, se non addirittura diversi da quelli indicati o del tutto mancanti; può avere date di scadenza non reali, perché scaduto o perché mal conservato; può contenere eccipienti diversi da quelli indicati, di scarsa qualità o addirittura tossici. Nondimeno vanno esaminate le confezioni dei farmaci che, se non idonee o di scarsa qualità, possono interagire con il farmaco o non garantire l’ermeticità della chiusura con la conseguente degradazione o alterazione del farmaco, fenomeni che portano ad un potenziamento del rischio di tossicità.
Il nostro sistema commerciale farmaceutico, dalle case produttrici, ai distributori e grossisti, fino alle farmacie, salvo casi rarissimi è sicuro e affidabile. Ciò che va evitato nel modo più assoluto è l’acquisto di farmaci attraverso canali illegali, quali spesso si trovano in internet, ma anche nei negozi etnici (afro-shop) o comunque non autorizzati alla vendita di farmaci.
Si stima che la presenza di medicinali contraffatti nel mondo vada da meno dell’1% nei paesi industrializzati, a oltre il 10% nei paesi in via di sviluppo, nei quali l’OMS stima che “un quarto dei farmaci acquistati per strada sia contraffatto”.

Le cause del fenomeno e la nostra complicità

Cosa ha reso possibile questo abnorme incremento?
Certamente la crisi economica ha contribuito all’espansione dell’industria del falso, favorita dalle condizioni di difficoltà di molte piccole imprese, dall’aumento di manodopera disponibile a fornire prestazioni lavorative in modo clandestino, occasionale e a basso prezzo, dalle semplificazioni di molti processi produttivi posti in atto da gran parte delle imprese al fine di ridurre costi, personale e tempi di produzione.
Ha pesato però negativamente anche la scelta delle imprese di delocalizzare alcune fasi della produzione senza rafforzare parallelamente l’attività di controllo sui terzisti e su chi opera attraverso accordi di licenza; ha aiutato molto anche la crescente disponibilità sul mercato di strumenti e di attrezzature tecniche capaci di rendere agevole la duplicazione di prodotti già esistenti ed affermati.
Secondo alcuni analisti economici se, parallelamente alla crescita progressiva degli scambi commerciali a livello mondiale, il fenomeno della contraffazione ha raggiunto dimensioni preoccupanti, le cause sono da ricercare da un lato nel limitato utilizzo degli strumenti posti a tutela della proprietà intellettuale (brevetti e marchi), dall’altro nell’ancora scarsa attenzione da parte dei cittadini/consumatori al problema della contraffazione e dei suoi costi economici e sociali.
Ma si tratta solo di distrazione, di ignoranza, ingenuità? Davvero il nostro acquirente non sapeva di comperare un prodotto contraffatto, o la tentazione di acquistare ad un prezzo stracciato un prodotto quasi identico a quello di marca era così forte da vincere ogni riserva?
E’ vero che non sempre è facile distinguere un prodotto originale da uno contraffatto: a volte i prodotti si assomigliano a tal punto che per rimuovere ogni dubbio è necessario rivolgersi all’azienda detentrice del marchio originale, l’unica in grado di effettuare i test di valutazione.
Ma è anche vero che in alcuni casi è possibile fare una valutazione al momento dell’acquisto: nel caso di un giocattolo ad esempio si potrà controllare la confezione, che nel prodotto originale è più rigida, la marcatura CE, le sfumature di colore e le dimensioni del carattere di stampa del marchio, l’etichetta; e se l’oggetto non è chiuso nella confezione, come i pupazzi di peluche, l’accuratezza delle cuciture, la solidità dell’attaccatura degli occhi, la presenza di spigoli acuti e taglienti….
Anche la tecnologia viene oggi in aiuto alle aziende: lo spettrometro a raggi x consente di fare analisi direttamente sul luogo controllato per verificare la presenza di sostanze nocive in prodotti di abbigliamento e accessori, articoli per l’ufficio e scuola, casa, preparazione e conservazione di alimenti…
Ologrammi, etichette satellitari, analisi DNA, nanotecnologie rappresentano soluzioni applicative finalizzate alla tutela della proprietà industriale.
Il fatto è che, come si rileva da un’indagine condotta da UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) tra la fine del 2010 e il 2011, benché il 73% degli intervistati sia consapevole che “la contraffazione alimenta la criminalità e danneggia il fisco…non ne percepisce alcuna colpa!” Eppure è evidente che l’offerta dipende dalla domanda: legge prima del mercato. Vittime e complici allo stesso tempo.
La lotta alla contraffazione è dunque anche un problema culturale, se la contraffazione non è sentita come reato, se la realizzazione di se stessi passa attraverso il possesso di una griffe famosa piuttosto che attraverso ben altri valori, aspirazioni e azioni.
Allora la battaglia, anzi la guerra, va combattuta su più fronti: non è più sufficiente l’azione repressiva e di controllo, pure condotta con successo, dalle forze dell’ordine e dalle istituzioni (le Polizie locali, la Guardia di Finanza, i Carabinieri, il Corpo Forestale dello Stato...) e, nel settore privato, le Associazioni di categoria, le Camere di commercio, le Associazioni dei Consumatori.
Contro un nemico potente, ricco, ramificato, “liquido”, può funzionare solo una difesa organizzata, collaborativa, visibile, dotata di sistemi informatici di condivisione dell’informazione e delle risorse, di sviluppo di linee comuni di azione.
Il Ministero dello Sviluppo Economico con il progetto “Io sono originale” punta a mettere in rete tutti i portatori di interesse, pubblici e privati, al fine di rendere efficace il contrasto al fenomeno della contraffazione mediante iniziative di prevenzione. Con questo progetto le Associazioni dei Consumatori escono dalle loro sedi per avvicinare le persone aprendo sportelli di confronto presso i luoghi di maggiore frequentazione, diffondendo materiale divulgativo, dialogando in internet, portando l’informazione e la sensibilizzazione nelle scuole attraverso incontri e sportelli dinamici.

PROGETTO IO SONO ORIGINALE : LINK UTILI

http://www.iosonoriginale.it/
http://www.uibm.gov.it/index.php/proprieta-industriale-e-
contraffazione-avviate-le-iniziative-per-i-consumatori-io-sono-originale
http://www.federconsveneto.it/public/
http://www.federconsveneto.it/public/?doc=1002
https://www.facebook.com/federconsumatori.veneto
https://www.facebook.com/iosonoriginale?fref=nf
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