di Elena Ramacciotti

Abbiamo aderito all’iniziativa promossa dal Consiglio di Quartiere di Carpenedo-Bissuola “recupero della memoria storica – la prima guerra mondiale” che si è tenuto tra novembre ’94 e febbraio ’95. Conferenze dibattiti, film, mostre fotografiche sono state il carnet di proposte del Consiglio di Quartiere: in alcune occasioni ci siamo trasferiti al Centro Civico per assistere alle iniziative che ci sembravano più interessanti.


COMUNE DI VENEZIA

CONSIGLIO DI QUARTIERE CARPENEDO - BISSUOLA

RECUPERO DELLA MEMORIA STORICA

LA PRIMA GUERRA MONDIALE

conoscere il passato
per leggere il presente



Alcune immagini dell’album
del tenente Gaudenzi.

Sopra: una postazione antiaerea.

Sotto: ciò che resta sulla vetta del Monte Santo dopo un bombardamento.

 

NON DIMENTICARE

E’ stato scelto come argomento di discussione non tanto perché ci si trovasse in prossimità del tragico anniversario del suo inizio, quanto perché ci troviamo vicini ai luoghi dove è stata combattuta e capita spesso che monumenti, lapidi, annuali ricorrenze, conosciutissime canzoni e talvolta il racconto diretto di qualche parente ne facciano un patrimonio di conoscenza ed emozioni dirette. E per questo che abbiamo voluto fermarci in una riflessione su cosa è stata la Grande Guerra: perché e ancora necessaria una riflessione su cosa sono state tutte le guerre.
Ma perché proprio la grande guerra? Perché questo interesse per la prima guerra mondiale? Primo perché è uno degli appuntamenti con la storia che, purtroppo, il nostro paese non ha potuto disertare e in un epoca di accentuata globalizzazione del pensiero e del modo di essere ci sembrava importante tentare di ricostruire il nostro recente passato; secondo perché alle centocinquanta ore si studia un po’ di storia, anche se in maniera affrettata e frammentaria visto il poco tempo a disposizione, e ci sembrava giusto approfittare del progetto “Memoria Storica” per approfondire un tema importante come quello della prima grande guerra.
Sembrerebbe che si stia parlando di qualcosa che se non è lontanissima nel passato almeno dovrebbe essere risolto o sepolto; invece anche oggi, a pochi chilometri da noi, nella ex-Jugoslavia, un significativo riflesso del primo conflitto riaccende passioni nazionalistiche unite a continue testimonianze di morte e orribili sofferenze. Su questa memoria però si sono tuttavia sedimentati miti ed ideologia al punto che la pagina scritta di storia e la memoria popolare del conflitto non coincidono. Capita che un certo tipo di storia sia piena di retorica, eroi , miti, “sacri” confini, mentre quello che rimane del ricordo diretto ci narra di sofferenze e dolore, vite e famiglie spezzate, case e campi abbandonati. Questi due aspetti della memoria fanno parte integrante della storia della prima guerra mondiale che, alla sua conclusione lasciò un mondo lacerato, coscienze distrutte, una cultura della violenza che portò alla dittatura e ad un altra ancor più feroce guerra mondiale.

UN PO’ DI STORIA

Il 28 giugno 1914 a Sarajevo, nella Bosnia, uno studente serbo, Prinzip, membro di una società segreta nazionalista, ‘la mano nera’, uccise l’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando. Nella convinzione che il governo serbo fosse complice dell’attentato, il governo austriaco si consultò subito dopo con il suo principale alleato, il governo tedesco. Il 23 luglio venne presentato un ultimatum che la Serbia accolse solo in parte: era la guerra.
Di fronte alla dichiarazione austriaca, l’impero russo, alleato della Serbia, proclamò la mobilitazione delle proprie truppe.
Il primo agosto il governo tedesco chiese a quello russo di annullare la mobilitazione e contemporaneamente inviò al principale alleato della Russia, la Francia, un ultimatum in cui si chiedeva un impegno a rimanere neutrale.
Dopo una risposta esitante, il 3 agosto, la Germania dichiara guerra alla Francia ed attua parte della sua strategia che consisteva in un rapido attacco da nordest passando per il Belgio.
La violazione della neutralità belga sciolse le ultime riserve dell’altra grande alleata di Francia e Russia, la Gran Bretagna che il 4 agosto dichiara guerra alla Germania.
Nel giro di pochi mesi altri paesi, ed in varie aree del mondo, sarebbero entrati nel conflitto, il Giappone contro la Germania, l’impero ottomano, invece, al suo fianco.
Negli anni successivi avrebbero ancora fatto il loro ingresso (al fianco delle potenze dell’intesa) l’Italia, la Romania, gli Stati Uniti, la Grecia e (alleata con gli Imperi Centrali) la Bulgaria.
A prima vista sembra che l’avvio del conflitto sia stato un susseguirsi di eventi automatici; in realtà l’inizio della guerra mondiale, al di là delle cause immediate, rappresentò la contemporanea e concentrata esplosione di tutte le contraddizioni che avevano attraversato il sistema internazionale - sul piano politico e su quello economico - nel corso dell’età dell’imperialismo. Tutte le crepe che indebolivano l’edificio dell’ordine europeo si aprirono insieme, e portarono ad un crollo repentino e disastroso, di proporzioni tali da risultare imprevedibile prima, incomprensibile mentre si verificava, difficilissimo da definire in termini razionali anche negli anni successivi.

GUERRA A FUOCO

a cura del centro culturale pubblico polivalente
del Monfalconese e del Consiglio di Quartiere

Mostra fotografica che ha raccolto l’album fotografico del
tenente Sante Gaudenzi, ricordi di guerra tra il 1915 e il 1918.

Si è trattato di una mostra costruita sulla scomposizione di un album di 135 fogli di carta spessa che raccolgono 600 stampe fotografiche di vario formato.
L’album ha una sua storia che coincide con quella del tenente Sante Gaudenzi da Forlì, 70° reggimento della brigata Ancona, aggregato come “tecnico” dell’Ambulanza Chirurgica d’armata n.1, unità sanitaria dotata di automezzi attrezzati. Grazie a questo suo ruolo, il tenente Sante Gaudenzi è dunque presente in diverse zone “calde” del fronte. La passione per la fotografia lo porta a scattare numerose immagini con la fotocamera portatile che porta sempre con sè. Alcune- poche- sono crude e sconvolgenti testimonianze di guerra, distruzione, morte; molti di più invece i documenti dei momenti di lavoro e di viaggio in cui emerge l’atmosfera di cameratismo e di socialità tra gli ufficiali del reparto.
Accanto alla sua produzione, Sante accumula fotografie provenienti dalle raccolte ufficiali dei reparti foto-cinematografici ed alcune postcard. E’ un reportage scrupolosamente presentato di tutte le fasi della guerra sul fronte italo- austriaco.

GUERRA, IMMAGINI, PROPAGANDA

Conferenza - dibattito in occasione dell’inaugurazione
della mostra ‘Guerra a Fuoco’.

Sono intervenuti Gustavo Corni docente di Storia della Germania all’università di Trieste e Lucio Fabi, direttore editoriale del Centro Culturale polivalente del Monfalconese.

La conferenza a cui abbiamo partecipato mirava a far capire quanto con la prima guerra mondiale, l’immagine fotografica diventa di uso e consumo comuni, grazie soprattutto a giornali e fascicoli illustrati e alle foto cartolina di propaganda. Nello stesso tempo, per comprensibili motivi, visto il distacco forzoso di milioni di militari dalle loro famiglie, c’è anche il dato che vede domanda e produzione crescere attraverso un più assiduo rapporto con il fotografo (ambulante o di studio: per molti sarà la prima volta) e grazie a una ingentissima produzione amatoriale, favorita dalla presenza sul mercato di fotocamere portatili qualitativamente sufficienti e dai costi relativamente contenuti.
Esigenze belliche e necessità individuali risultano singolarmente intrecciate nel rapporto tra la grande guerra e fotografia. L’immagine fotografica è un’arma a disposizione degli eserciti che se ne servono sia come strumento operativo sia per propaganda ma è anche un veicolo promozionale attraverso cui la guerra viene commercializzata sotto forma di ricordo, coinvolgente testimonianza visiva.