Vi presentiamo la testimonianza di un nostro amico cinese Xiao-Bo Zheng detto Jian-Fu, Fabio per gli amici italiani, che già da due anni frequenta i nostri corsi per migliorare e rinforzare il suo italiano. Vogliamo con questo semplice scritto, in un italiano talvolta incerto (vorrei vedere voi, provate a scrivere in cinese se ne avete il coraggio!) , dare il nostro piccolo contributo a una società che sempre di più si deve abituare ad accogliere i lavoratori stranieri e, nello stesso tempo, a capire le loro difficoltà e le loro tristezze. I nostri corsi, “150 ore” ed educazione permanente, già da qualche anno sono felicemente diventati multietnici.  

la libertà

La libertà, per questo sono arrivato in Italia. Tre anni fa avevo una famiglia perfetta: mia sorella e mio fratello andavano alla scuola superiore e io con i miei genitori lavoravamo in una fabbrica alimentare, perché mio papà pensava che uno dei tre figli doveva sollevare i genitori dal loro lavoro pesante. Forse perché ero il figlio maggiore mi hanno fatto finire presto la scuola e mi hanno fatto cominciare a lavorare. Dopo tre anni abbiamo sentito dire tanto dagli emigranti che la gente vive in Europa come se fosse un paradiso: hanno più libertà di noi, per cui decisi di venire in Italia a trovare la vera libertà.
Per fortuna, dopo essere arrivato in Italia, ho trovato un bel lavoro, fatto tante amicizie e addirittura ho conosciuto parecchi Sindaci cinesi, funzionari governativi di fabbriche che erano in visita in Italia. La cosa più bella di tutto è che sto facendo un corso per conoscere la lingua e la cultura italiana. Certamente ci sono anche degli amici italiani gentili.
Ma la libertà, dov’è la libertà per la quale ero venuto in Italia? E tutti sappiamo che i cinesi vivono in Italia con fatica, lavorano quasi 320 giorni all’anno dai padroni agli operai tutti! Ma abitano in case brutte! Immaginavo che le case europee fossero magnifiche come avevamo visto nei film, ma dopo aver visto le case dove abitano i cinesi, ho scoperto che questo non era vero, la realtà è troppo lontana dalla mia immaginazione; ho fatto una ricerca: il novantacinque per cento dei cinesi non hanno possibilità di comprare una casa e loro abitano case pagando gli affitti e dicono che anche l’affitto ha superato le loro possibilità.
Generalmente la gente cinese ha tre tipi di lavoro in Italia: ristoranti, pelletteria e abbigliamento. In questi anni il reddito dei ristoranrti cinesi non è ideale: a Roma, la città più grande d’Italia, ci sono 388 ristoranti cinesi, ma soltanto circa 50 fanno buoni affari, gli altri non vanno troppo bene. Poi ci sono quasi due terzi dei cinesi che lavorano nelle fabbriche tessili per cucire ma in fabbrica hanno più difficoltà che nei ristoranti. Se si vedesse la loro vita ci si meraviglierebbe tanto. Un esempio ce l’ho dalla famiglia di mia zia. Nella sua fabbrica lavorano 9 operai più l’intera famiglia. Lei ha due figli: uno ha 18 anni uno 14. I miei cugini finite le lezioni, devono lavorare come un operaio. Hanno tanto da fare: stirare i vestiti, attaccare bottoni, cucire, sistemare ecc. Devono parlare con i clienti anche, perché i genitori non sono capaci di parlare italiano (dicono che la gente sopra quarant’anni fa fatica ad imparare una lingua straniera ma anche non hanno il tempo di studiare) pensano a guadagnare i soldi con cui poter affrontare la loro vecchiaia. I miei zii hanno vissuto a Roma tre anni, però non hanno conosciuto questa città, non sono mai andati a visitare i luoghi di maggior interesse come il foro Romano, il Palatino, il Pantheon, Castel Sant’Angelo, Colosseo, Fontana di Trevi, Città del Vaticano, ecc. Solo qualche volta passando con il pullman li avevano visti da lontano. Dicevano che fare una gita era come perdere tempo! “Sono come macchine che fanno i soldi per mantenere la famiglia” - dico io - ma anche ci sono tantissimi cinesi che hanno questo pensiero, forse questa è una tradizione cinese di 5000 anni. Anch’io ero stato una volta come loro: qualche anno fa sono stato sfruttato in Italia, ero senza permesso di soggiorno per cui mi dissero: “Non uscire fuori sarebbe pericoloso!”.
Ero molto curioso di vedere le bellezze dell’Italia, le antichità di Roma, l’arte di Firenze, l’unicità di Venezia. Ma non sono riuscito a soddisfare la mia voglia. Successivamente passavo la vita con grande preoccupazione, ero diventato serio come un vecchio. Cercavo il sorriso soltanto nei miei sogni. Vivevo con i miei ricordi: in Cina andavamo al cinema, visitavamo luoghi di intersse turistico e monumenti antichi, con i miei migliori amici mangiavano una ricca cena, leggevamo romanzi e ogni tanto scrivevamo anche delle poesie e giocavamo... Tutto questo mi ha lasciato un bel ricordo e mi mancano i miei genitori e il mio paese. In quel periodo la mia vita era buia. Dov’era la mia libertà? Ci sono tanti altri cinesi divisi dalle loro famiglie, hanno tanta nostalgia dei loro cari e del loro paese. Alcuni di loro non hanno alcuna possibilità di ritornare a casa a trovare i loro cari perché non hanno il perm,esso di soggiorno per vivere in Italia. Dopo aver pensato tanto, hanno deciso di tornare in Cina. Non so se adesso hanno o non hanno trovato la loro libertà, ma almeno stanno insieme alle loro famiglie, per loro la famiglia è molto importante. Cominciai a dubitare che vivere in Italia fosse bello e volevo tornare a casa. I miei amici mi hanno confortato. Dopo aver trascorso circa due anni con la paura, ho preso il coraggio di uscire e conoscere un po’ l’Italia. Ho scoperto che è una nazione magnifica, gli italiani sono gentili e diligenti e la cultura è bella e antica. Erano le bellezze d’Italia che proprio volevo trovare. E ora sto realizzando il mio sogno. So che davanti a me ci saranno tante difficoltà che dovrò superare. Io spero sempre di avere un bel futuro in Italia, perché io sono giovane, basterebbe sposarmi, sto aspettando la libertà totale.