LE "TABACCHINE"
La
manifattura tabacchi era una fabbrica quasi esclusivamente femminile che
nella prima metàdel 900 occupava circa 1200 operaie. Le "tabacchine"
erano considerate privilegiate rispetto alle operaie delle altre abbriche,
perché essendo una fabbrica di stato avevano qualche garanzia in
più del posto di lavoro, oltre allo stipendio più alto, avevano
un asilo nido gestito dalle suore vicino alla fabbrica dove lasciavano
i bambini che andavano ad allattare nell'intervallo. Dai giornali dell'epoca
1904-1914 venivano descritte in modi diversi a seconda dell'ideologia.
C'erano giornali di matrice operaistica che esaltavano le lotte delle "tabacchine"
portando ad esempio come eroine, mentre giornali come "La Gazzetta"
e "Il Gazzettino" usavano tutt'altro tono, le criticavano perché
andavano in giro con calze di seta e non capivano i perché dello
sciopero. Le "tabacchine" avevano formato una lega ed erano molto
combattive nel voler migliorare le proprie condizioni di lavoro e soprattutto
di salute; lavoravano a cottimo, 2 sigari al minuto e le più brave
ne facevano 1200 al giorno; era un lavoro molto pesante e nocivo. Preparavano
una lista con le loro richieste e la facevano vedere alla direzione. C'erano
vari reparti, quelli dove facevano le sigarette a macchina e altri dove
producevano i sigari a mano; lavoravano circa 800 operaie in grandi stanzoni
e nei reparti di tabacco da fiuto, questi erano
i più nocivi, le operaie prendevano 1 soldo in più e avevano
anche il latte per disintossicarsi. Le sigaraie lavoravano sempre sedute
con gesti velocissimi, sempre sotto controllo non potevano alzarsi o bere
l'acqua che avrebbe potuto rovinare il sigaro. Lavoravano in locali caldi
e umidi, si gonfiavano i piedi, all'uscita dovevano mettere un paio di
scarpe più grandi. Per cantare dovevano chiedere il permesso, che
veniva concesso solo durante le feste di Natale e Pasqua. Questo era considerato
un lavoro esclusivamente femminile, venivano selezionate le più
brave e qualcuna non sopportava l'odore del tabacco,
sveniva o non ce la faceva, a quel ritmo, ma venivano aiutate dalle compagne
più brave. All'uscita di fabbrica venivano perquisite ma ogni tanto
veniva anche visitata da un'ostetrica per paura di furti di tabacco. E'
stata fatta un'inchiesta per capire come mai le "tabacchine"
avessero più figli di altre operaie delle altre fabbriche, si scoprì
che il tabacco stimolava la fertilità, ma alla fine non era tutto
vero. Con le lotte sindacali erano riuscite ad ottenere periodi retribuiti
per la maternità, perché i primi anni qualcuna partoriva
in fabbrica per non perdere i soldi del lavoro a cottimo. A quei tempi
la donna che lavorava fuori casa e che disponeva di soldi propri era considerata
poco seria per la promiscuità della fabbrica e c'erano anche dei
controlli da parte dei capi fabbrica sulla moralità delle stesse
"tabacchine". Come nelle altre fabbriche c'era la maestra (Mistra)
che la mattina sceglieva le foglie di tabacco, distribuiva il lavoro e
controllava che i sigari fossero perfetti. Anita Mezzalira, leader delle
"tabacchine," entrata in fabbrica molto giovane ha lottato, è
stata licenziata perchè antifascista e messa agli arresti domiciliari.
Poesia di Riccardo Selvatico:
Le xe lore, xa le spunta, xa le riva,
xa in un lampo,
cale, strade, ponte, campo,
tuto in trono de bacan.
Le xe lore, le xe tose,
le gà el viso fresco e tondo
le vien via sfidando el mondo
imbriaghe de xoventù,
savatando per i ponti,
le vien soso a quatro in riga,
par che a tuti le ghe siga:
largo indrio semo nù.
Le xe tose, le xe bele,
le xe alegre imboressae,
schisse bionde sgrendonae
coi cavei de picolon.
Quà un veceto scaturio,
va tirandose indrio el muro,
la 'na vecia più al sicuro
varda e ride da un balcon.
CURIOSITA'
Prima di arrivare in fabbrica, ci sono due piloni con sopra due palle,
quando suonava la campana e chiudevano il portone, le ritardatarie restavano
fuori, allora si diceva che restavano "fuori dalle palle".
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