IL MERLETTO DI BURANO
Un lavoro delle corsiste Dopo il successo ottenuto l’anno scorso con il pizzo chiacchierino, è la volta del merletto di Burano. 
 L’Associazione “Nicola Saba” offre l’opportunità, a tutte coloro che volessero imparare, di frequentare il nuovo corso. L’arte del merletto di Burano è molto antica e ha dato prestigio nel mondo alla piccola isola veneziana. Da alcuni anni, purtroppo  l’antica  scuola buranella, vuoi per mancanza di fondi, vuoi per mancanza di frequentatrici e vuoi per mancanza di sensibilità degli amministratori locali, ha chiuso i battenti.  
La nostra associazione, tenendo fede alla propria filosofia nel salvare arti e mestieri antichi, è riuscita a trovare un’insegnante che ben volentieri mette a disposizione la propria esperienza e abilità. 
 
La trina di Burano 
Conosciuta forse già prima del sec. XVI, è una trina eseguita ad ago, come quella di Venezia, da cui si distringue per leggerezza e varietà di punti,  con motivi ornamentali molto simili a quella della trina di Bruxelles. In auge nel Rinascimento, la trina buranella decadde nel sec. XVII, quando le merlettaie buranelle si trasferirono in Francia per iniziativa si Colbert, ma nel 1872 per opera della nobildonna Adriana Marcello e di Paolo Fambri si ebbe una ripresa del merletto di Burano e nel sec. XX,  sotto la protezione della regina Margherita, fu istituita la scuola del merletto. 
 
    Burano
 
Burano, nacque in un’isola diversa dall’attuale, più verso il mare e probabilmente a causa di qualche disastro naturale la comunità buranese si spostò attorno al 950, in “Vicus Buranins”, nell’isola presso Mazzorbo. La vita dell’isola, popolata da circa 8000 persone fu legata a Torcello fino al Settecento, quando Torcello decadde definitivamente. La vita di Burano fu sempre contrassegnata dal rapporto con l’arte. Diede i natali al musicista Baldassarre Galuppi nel 1706 e fu, soprattutto nel nostro secolo, fecondo punto di incontro di pittori. L’attività economica buranese più importante è un felice incontro tra arte e artigianato: il merletto che ebbe il momento di maggior fioritura tra il XVI e il XVII secolo grazie anche alla protezione accordata dalle dogaresse Giovanna Duodo e Morosina Morosini.  Con il XVIII secolo il merletto decadde per trovare nuovo momento di fioritura con l’istituzione della scuola negli ultimi decenni del XIX secolo.
Due sono le chiese dell’isola, S. Martino di fondazione cinquecentesca, che conserva le reliquie dei patroni e dei martiri Martino e Adriano, ed altre notevoli opere d’arte e arredi. L’altra chiesa è Santa Maria delle Grazie che è sorta su una cappella del doge Grimani, fu chiusa al culto nel 1810 ed oggi è sede di un centro sociale.
(da Il Veneto paese per paese - Ed. Bonechi - Firenze)