a cura di Giancarlo Vianello.

“C’era una volta... - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.” Comincia così il libro “Le avventure di Pinocchio”, la favola di un pezzo di legno che da burattino si trasforma in bambino.
 

 

 



Un prodotto degli allievi del laboratorio
diretto da Giorgio Vianello:
una bella scatoletta ad intarsio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Legno! Questo meraviglioso materiale che possiamo dire aver segnato la nostra storia, dalla Croce di Cristo alle caravelle di Colombo. La meraviglia dei popoli primitivi nel vedere che questo materiale era essenziale per la loro sopravvivenza: dalla possibilità di riscaldarsi, alla possibilità di costruire barche che galleggiassero, prima ancora che venisse Archimede a stravolgere il principio del galleggiamento. Alla possibilità di ripararsi dal freddo costruendo capanne calde e accoglienti. Ancora oggi, se andiamo nel nord dell’Europa, vediamo deliziosi variopinti villaggi costruiti interamente in legno. Quanto bello è vedere un bel pezzo di legno ardere in un caminetto, il fascino di quelle fiamme calde e avvincenti. Ancora oggi il legno occupa un posto importantissimo nella nostra vita, malgrado le tecniche moderne e i nuovi materiali scoperti dall’uomo in questo ultimo secolo. Basta che ci guardiamo attorno e scopriamo quanto legno ci circonda. Certo che per approvigionarsi di questo materiale si è costretti ad abbattere degli alberi, ma ciò avviene rispettando rigorose direttive del Corpo Forestale dello Stato, come vedremo più avanti. Consideriamo anche che, per mantenere pulito un bosco e farlo respirare, è necessario periodicamente aiutare la natura sfoltendo il bosco, tagliare piante ammalate, pulirlo da quelle cadute a causa degli agenti atmosferici.
Per molti di noi, non avendo mai avuto rapporti veri e propri con il legno, è abbastanza sconosciuto. Il legno non è tutto uguale: si può distinguere in legno da ardere, da costruzione (per impalcature o armature edili), legno per mobili ecc. Si distingue per durezza, come il mogano e il noce; per malleabilità, come l’abete bianco e l’abete rosso; per colore, dal giallo bruno del castano al bruno rosato del ciliegio; per venatura. Alcuni artigiani, pochi adesso, per la verità, lo distinguono dall’odore. Sì dall’odore, perché ogni legno ha un proprio odore o profumo, se vogliamo. 
Vediamo ora, attingendo dall’Enciclopedia De Agostini, il percorso del legno, dall’albero alle industrie di trasformazione, trascurando l’aspetto botanico e l’aspetto economico ma senza trascurare l’importanza del legno nella storia dell’arte. Pensiamo all’emozione di un artigiano o uno scultore nel vedere crescere sotto le proprie abili mani, un’opera d’arte o una creatura come è successo, rimanendo sempre nell’ambito della fiaba esoterica di Pinocchio, a Mastro Ciliegia prima e a Mastro Geppetto poi. Pensiamo anche all’emozione che hanno provato chi ha frequentato il corso di “Artigianato del Legno” del Saba, sotto l’appassionata guida di Giorgio Vianello e hanno visto trasformarsi dei semplici pezzi di legni in opere veramente uniche rapportate al mondo tecnologico in cui viviamo.
Il legno, per gli usi pratici, si ottiene con l’abbattimento degli alberi che deve essere eseguito, per non depauperare il patrimonio forestale, secondo precisi criteri (taglio di piante con un diametro prefisso, rotazione delle zone di bosco nelle quali eseguire l’abbattimento, scelta dei boschi in rapporto alla topografia e alla salvaguardia del paesaggio, ecc.). Il taglio viene effettuato alla base del fusto, generalmente a mano con seghe meccaniche; l’albero abbattuto viene privato sul posto dei rami e, spesso, anche della corteccia, quindi viene ridotto a lunghezze standard che ne facilitano il trasporto. Questo avviene per rotolamento su lizze oppure per gravità entro apposite vie inclinate scavate nella terra (boal o boalon in dialetto Trentino), o entro condotte aperte nelle quali circola l’acqua, fino ai luoghi di raccolta; da questi viene caricato su mezzi vari di trasporto, oppure, nei Paesi grandi produttori (ex U.R.S.S., Canada, U.S.A., ecc.), convogliato lungo i fiumi (fluitazione) che portano i tronchi fino alle segherie dove sono eseguite tutte le lavorazioni preliminari. 
Oltre all’eccezionale resistenza in rapporto alla massa e alla facilità di lavorazione, caratteristiche importanti del legno, che si stabiliscono con prove specifiche su campioni, sono la resistenza a compressione (sia nel senso delle fibre sia normalmente a esse), la flessibilità, la massa specifica, l’assorbimento di acqua o altre sostanze, la resistenza al taglio, allo spacco e all’abrasione, l’incollabilità, la fendibilità, l’infiammabilità e la putrescibilità. Si guarda alle caratteristiche tecnologiche, come quelle estetiche, che variano secondo l’essenza; la maggiore o minore grandezza delle cellule (tessitura), l'orientamento di queste rispetto all'asse del fusto (fibratura), la marcata venatura. Tutto ciò porta a un impiego differenziato dei singoli legni soprattutto per quanto concerne usi specifici (per esempio fabbricazione di strumenti musicali, di mobili pregiati, di particolari elementi strutturali, di compensati marini, ecc.). Da un punto di vista classificatorio il legno può essere suddiviso in legni industriali, cioè quelli dai quali si ricava la pasta meccanica per la fabbricazione della carta oppure vengono estratte sostanze odorose, tintorie, concianti, medicinali, legni da lavoro, cioè quelli utilizzabili per costruzioni, falegnameria, ebanisteria, ecc. Si distinguono inoltre: secondo la provenienza, legni o (con termine improprio ma molto usato) essenze indigene ed esotiche; in base alla durezza, legni duri o forti, teneri o dolci; in base alla forma e dimensione in legname e in legno da ardere (ceppi, fusti spaccati, tondelli, fascine, residui) rappresentato da radici, ramaglie e parti non lavorabili ma utilizzabili sia quale combustibile sia per ottenere, mediante carbonizzazione in storte chiuse, carbone di legna e vari altri prodotti (alcol, acido acetico, acetone, catrame, ecc.). Il legname, a sua volta, è classificato in legname da costruzione, da opera, da ebanisteria, ecc. secondo le proprietà meccaniche ed estetiche e viene posto in commercio in semilavorati di dimensioni variabili: pezzi interi (tronchi, pali, traversine, stanghe), pezzi segati (travi, travetti, murali, correnti, tavole, assicelle, correntini, listelli, piallacci), pezzi spaccati (doghe, cerchi, mozzi, raggi, scandole, tavolette, stecchini, ecc.).
Al fine di poter essere utilizzato, il legno viene segato e fatto asciugare fino a che il tasso di umidità non scenda al di sotto del 15%: l’essiccazione viene effettuata all’aria (stagionatura naturale) o, più di frequente, facendo passare i semilavorati entro gallerie ad aria calda. Nelle segherie il legname subisce anche trattamenti che servono a proteggerlo dagli agenti patogeni, e renderlo impermeabile e ignifugo, a stabilizzarlo. Il trattamento antiparassitario viene effettuato a caldo, entro celle nelle quali, per effetto alternato di pressione e depressione, si fanno penetrare nel tessuto legnoso sostanze chimiche idonee (derivati del catrame, del fluoro, dell’arsenico, del rame). Se il legname è già in opera i prodotti vengono irrorati (sulle superfici esposte) a spruzzo entro apposite celle con gas tossici sotto pressione. L’impermeabilizzazione del legno si realizza per le strutture già in opera per mobili e prodotti di ebanisteria mediante verniciatura con resine sintetiche ricche di pigmenti attivi (in particolare polveri di alluminio); elementi semilavorati vengono resi impermeabili per impregnazione del tessuto con prodotti idrorepellenti. In modo analogo si procede per rendere il legno resistente all’azione del fuoco. La stabilizzazione del legno si realizza allo scopo di migliorarne le proprietà meccaniche e renderlo meno sensibile alle variazioni dimensionali dovute prevalentemente al clima: si realizza mediante trattamenti chimici o meccanici di compressione a temperature di 150-170° C. Nelle segherie, infine, possono esistere reparti nei quali si producono semilavorati di legno di largo impiego (pannelli, pallets, compensati, paniforti, truciolati). I semilavorati, grezzi o trattati, vengono poi distribuiti alle varie industrie (di mobili, imballaggi, serramenti, ecc.), ai cantieri di costruzione e agli artigiani dove il legname viene lavorato a mano, e sempre più a macchina, per ottenere il prodotto commerciale finito o per la sua messa in opera.
IL LEGNO NELLA STORIA DELL’ARTE. L’uso del legno come materiale da costruzione è remotissimo, come è dimostrato dalle capanne su palafitte di epoca neolitica; presso le antiche civiltà (Egitto, Grecia, Etruria, Roma) era diffuso in forme già tecnologicamente avanzate. Esso fu sempre condizionato dalla maggiore o minore reperibilità del materiale ligneo, per cui i maggiori sviluppi dell’architettura lignea si sono avuti nei paesi nordici, in Russia, in Oriente (Giappone) e nelle aree montane dei Paesi mediterranei. Le applicazioni del legno all’architettura sono complesse e variate, estendendosi dal semplice uso sussidiario per costruzioni in altri materiali (ponteggi, armature, copertura, decorazioni per interni), alla realizzazione di strutture interamente lignee o “miste”, in cui l’intelaiatura in legno ha funzione portante. L’aspetto più notevole delle strutture interamente lignee è costituito dai diversi tipi di copertura: il semplice solaio (Egitto, Paesi a clima caldo) alla capriata nella sua forma elementare (dall’epoca paleocristiana a quella romanica) o in quella più complessa a carena di nave (architettura islamica e romanica), ai grandi soffitti piani riccamente decorati (dal Rinascimento al Barocco, soprattutto in Francia e Inghilterra). Naturalmente gli aspetti più originali e complessi dell’uso del legno si rintracciano nelle costruzioni ideate e interamente costruite in tale materiale, come ponti (per esempio il ponte di Bassano), opere militari e di difesa (fortini, ricoveri), archi di trionfo o altri apparati celebrativi. Per quanto riguarda le strutture “miste” (base in muratura, gabbia portante lignea, riempita di pannelli in muratura leggera), esse sono diffuse fin da epoca medievale in Scandinavia, Inghilterra, Paesi Bassi, Francia e soprattutto Germania, come tipologia prevalentemente urbana che ancora oggi impronta di sé interi quartieri di città tedesche. L’uso del legno è antichissimo anche per ciò che riguarda la scultura. Questa, eseguita attraverso la tecnica dell’intaglio, scavando cioè nel materiale per mezzo dello scalpello o del bulino, è infatti presente nella cultura occidentale fin dall’antichità classica. Pur mancando una documentazione precisa, data la reperibilità del materiale, si può affermare che greci e romani usavano il legno per immagini sacre. Lo sviluppo massimo della statuaria lignea si ebbe, a partire dal Sec. XI, con l’arte romanica e poi con quella gotica, specialmente nelle regioni tedesche. Più della pietra il legno permetteva infatti i giochi sottili di linee e di piani propri di tali culture figurative, mentre l’uso della policromia ne accentuava le possibilità espressive. La cultura umanistica e rinascimentale portò il quasi completo abbandono  statuaria lignea policroma, realizzata con effetti teatralmente scenografici, venne nuovamente impiegata per popolare i Sacri Monti lombardo-piemontesi, i presepi napoletani, gli altari spagnoli. Nel Settecento, infine, il legno venne usato diffusamente per statue di santi e di angeli, spesso dorate e di piccole dimensione, e nella decorazione di ville e palazzi in maniera affine allo stucco. Oltre che per l’architettura e la scultura, il legno fu largamente impiegato sin dall’antichità anche per oggetti di arredamento e per suppellettili domestiche. 
Solo il clima asciutto dell’Egitto ha però permesso il recupero di numerosi oggetti di legno (mobili, sarcofagi, cofanetti, barche, ecc.) nelle tombe di età faraonica. La lavorazione del legno ebbe pure grande fortuna nell’Islam, e quasi tutte le moschee hanno i loro arredi in questo materiale, spesso finemente lavorati con arabeschi, intrecci geometrici, ecc.; diffusa anche la tecnica dell’intarsio di avorio, osso e madreperla, su legni colorati e preziosi, come l’ebano e il teak, anche per piccoli oggetti d’uso privato. Ma è soprattutto nell’arredamento di ogni epoca che questo materiale, lavorato con straordinaria ricchezza di forme, variamente intagliato, decorato o anche intarsiato con materiali preziosi, ha sempre rivestito un ruolo fondamentale.