a cura di Graziella Mazzoni e Graziella Naccari


Nell’ambito dell’educazione degli adulti ci sono molte proposte nella nostra scuola oltre il raggiungimento del diploma di terza media e una di queste, è l’informatica: imparare le nozioni di base per poter conoscere e adoperare il computer correttamente. A questo corso, tenuto dal prof. Palma, partecipa un signore che a dire longevo è ancora poco. Noi l’abbiamo intervistato per conoscere le motivazioni che lo hanno spinto ad iscriversi. Poi c’è venuta la voglia di ascoltare un giovanissimo studente che frequenta i corsi E.D.A. per mettere a confronto due generazioni 


Nell’atrio della scuola, da lontano vediamo arrivare uno studente e gli chiediamo se è disposto a lasciarsi intervistare. Lo facciamo accomodare in un’aula e gli chiediamo come si chiama e quanti anni ha.
Mi chiamo Del Puppo Santis, Sante per gli amici e sono nato nel 1909.
Noi lo guardiamo esterrefatte e subito ci congratuliamo con lui per il suo portamento giovanile.
Arrivato alla sua bella età, cosa lo ha spinto a studiare l’informatica, materia non certo facile?
Perché ho ancora dentro tanta curiosità e voglia di imparare cose nuove. Per vedere il risultato sul monitor del computer, bisogna capire il meccanismo che lo determina.
Ha intenzione, finito questo corso, di continuare l’approfondimento?
Si, credo proprio di si. L’unica difficoltà è la memoria, la mia non quella del computer, che a volte mi sfugge e questo mi preoccupa un po’.
Ce l’ha il computer a casa?
No, però penso di comprarlo, perché il saperlo adoperare è anche questione di pratica, le mie mani non tremano ma sulla tastiera non sono più molto agili.
Non si rammarichi signor Sante di questo dettaglio, pensi che quando l’abbiamo visto arrivare eravamo indecise se fermarlo o no, non ci sembrava un signore di novant’anni.
Vi sembravo troppo giovane?
Si proprio per quello, e adesso che lo ascoltiamo ne siamo anche convinte.
Cosa ne pensano i suoi familiari del suo ritorno a scuola?
La compagna con la quale ho convissuto per cinquant’anni, non c’è più, figli non ne abbiamo avuti e ora sono solo e non voglio aiuti, ho delle amiche di vecchia data e spesso ci facciamo compagnia, a questa età è molto importante. Non credevo che la vecchiaia avesse queste bellezze, si diventa sensibili e si ha bisogno di tenerezza. E l’amicizia è preziosa. E' come una goccia di miele che addolcisce l’anima.
Complimenti, è anche romantico. Possiamo chiederle ora cosa pensa dei ragazzi del duemila?
I ragazzi di oggi mi spaventano un po’, stentano ad affermare le loro idee.
Trovo deleteria la televisione, soprattutto la ritengo diseducativa. Noi eravamo felici con niente, ci bastava un paio di scarpe nuove.
Lei, signor Sante, che scuole ha frequentato?
Ho frequentato le scuole medie, e ho continuato le serali perché di giorno c’era bisogno di lavorare ed io ero apprendista in una ditta. Sarei poi diventato impiegato.
Che lavoro faceva da giovane?
Ho lavorato 33 anni in una ditta di ferramenta a Venezia, mi sono trovato a 49 anni disoccupato perché la ditta ha fallito, allora mi sono rimboccato le maniche e ho iniziato a lavorare in proprio comprando dei macchinari usati, a 73 anni ho lasciato ad altri l’attività, da allora sono in pensione.
Noi ringraziamo il signor Sante, lo guardiamo entrare in classe e facciamo una piccola riflessione:è proprio vero, l’età non conta, quando c’è ancora tanta voglia di imparare e gioire delle piccole cose che ci riserva la vita.
Lasciamo tornare alla sua lezione il signor Sante. Da lontano vediamo arrivare il nostro prossimo alunno, lo salutiamo, ci presentiamo e iniziamo la nostra amichevole chiacchierata.
Come ti chiami e quanti anni hai?
Mi chiamo Stefano Molin ed ho quindici anni.
Perché non hai finito la scuola dell’obbligo?
Sono stato bocciato due volte e non mi sentivo a mio agio con i più giovani.
In questa scuola ti trovi bene con i compagni adulti?
Li trovo seri e non mi distolgono dalle lezioni come gli altri, io sono molto timido parlo poco però una volta rotto il ghiaccio divento loro amico.
Che impressione hai avuto dei professori?
Sono in gamba, il loro metodo d’insegnamento è valido e la differenza con gli altri professori è evidente: sono più pazienti e sensibili.
Ti piace la matematica?
Questa domanda lo imbarazza un po’, sorridendo risponde che è complicata anche se è avvantaggiato rispetto agli adulti. Noi gli raccontiamo la nostra esperienza fatta alcuni anni fa e lo capiamo……..
Lui risponde e dice che anche i compagni adulti trovano complicati gli insiemi che il prof. Peretti insegna, è quasi un’ossessione a tal punto che la notte sognano le famose "palline".
Preso il diploma hai intenzione di continuare?
No, se dipendesse da me starei già lavorando ma senza diploma non mi hanno accettato, alcuni amici invece vanno a scuola a scaldare i banchi e questo a me non va bene.
Noi, come mamme cerchiamo di prospettargli un futuro nel quale un diploma di scuola media superiore è indispensabile, ma lui non è disposto a lasciarsi convincere e così forse ci sarà un bravo operaio in più e uno studente in meno.