“La mia guerra nel dipingere. Io faccio della pittura, la faccio da quando la prima volta da ragazzo ho disegnato e dipinto. Per nutrirmi, per crescere, per essere più libero possibile nel creare e per capire più a fondo, come discepolo dei più affermati pittori. Capire più a fondo ciò che faccio, per scoprire nuovi mondi. Questa è la mia guerra.”

 

mike
La locandina del Luned’Arte
dedicato a Mike

 

di Paola Ancillotto

 

Un artista nello spazio
Sergio Micheli “Mike”

 

Con queste parole Sergio Michieli in arte “Mike” pittore spazialista ed appassionato corsista “Saba” ha presentato la sua ultima mostra di quadri alla galleria “Minima” di via Verdi a Mestre.
A tal proposito nella brochure di accompagnamento, assai curata e raffinata, scrive di lui e delle sue opere Mario Cestari: “Da ritmi privi di confini, dal senso composito rigoroso, dalla materia graffiata, libera e gestuale, nasce la vena del gestire forma su forma in una foga liberatoria…Oggi Mike vive il suo senso della vita nell’oasi più tranquilla tra appunti di viaggio mentale che si ritrovano nei suoi “paesaggi interiori”. Lui lascia il segno, il fotogramma, ci regala cartoline dell’anima, senza confonderci, ma emozionandoci con immagini del tempo senza tempo, appunti per altri spunti, senza pretese per tutti quelli che amano dire che il tempo è stato utile”.
Ed allo scopo di condurre per mano il visitatore fra le opere della mostra così Enzo Di Martino definisce i quadri astratti di Mike: ”Sono visioni inoggettive di sapore “spaziale” osservate in un cosmo denso di energia. I suoi dipinti informali si affidano alle specifiche qualità evocative ed emozionali del colore”.
Questi sono i mondi che oggi da libero artista Mike ci offre dopo averli sofferti ed elaborati nella sua guerra interiore per una continua ricerca; lui stesso scrive: ”l’artista è un profeta che raccoglie ciò che gli viene dall’esterno per trasformarlo in opere dove libera le energie positive della sua creazione”.
Raccontare i suoi quadri non ha senso sia per chi ne vede per la prima volta qualche scampolo in bianco e nero in quest’articolo (nelle sue tele è il colore che parla) sia per chi ha avuto modo di apprezzarli “in carne ed ossa” nelle personali che ha allestito negli ultimi vent’anni . Non sono infatti figurativi (anche se Mike ha praticato in altri tempi questo territorio) ma astratti, seppure come lui stesso afferma non ha senso distinguere tra i due generi dal momento che quando un artista si mette a dipingere o a scolpire ha già fatto un’astrazione qualunque sia la cifra in cui traduce il suo progetto.
I quadri di Mike non si spiegano ma si vivono, non descrivono ma emozionano, e solo se implementano situazioni affettive ed intenzionano orizzonti concettuali allora funzionano perché l’energia che le ha prodotte (frutto di contraddittorie ma vitali forze che spaziando dall’entusiasmo alla delusione dalla gioia all’angoscia, costituiscono appunto quel polemos o guerra con cui all’inizio Mike definiva il magma spirituale che gli muove dentro) si trasferisce dall’autore allo spettatore sistemando il suo segno “iridico” in un contesto di divenire estetico.
Si entra in un mondo che non ha più bisogno di forme, anzi le medesime costituiscono un orpello fastidioso e pesante per chi si è già proiettato nel suo piacevole e “concreto invisibile”.
Se la filosofia è lo studio dell’invisibile (definizione di Platone) la pittura allora (in ispecie quella astratta) è la proiezione fenomenica dell’invisibile ma reale mondo delle emozioni e sensazioni, la proposta progettuale dell’invisibile ma reale mondo della Natura, in particolare di questi tempi, dove non si svelano ma si aprono, grazie anche alla tecnologia, nuovi scenari sul microcosmo atomico o sul macrocosmo galattico.
Ecco il richiamo esplicito di Mike allo spazialismo di Fontana Milani e Crippa degli anni cinquanta ed in particolare allo spazialismo veneziano di Guidi Bacci De Luigi Morandis Tancredi Gasparini Rampin Licata Finzi Gaspari Toffoli cui si sente particolarmente legato con un ringraziamento affettuoso ai fratelli Cardazzo della galleria “Il Cavallino” ed alla Peggy Guggenheim che li han fatti conoscere ed esportati nel mondo.
Ad essi che ha pure conosciuto di persona si richiama Mike ed in particolare ad alcune espressioni del manifesto di Fontana quali “l’invenzione dell’artista viene proiettata nello spazio” oppure “l’artista spaziale non impone più allo spettatore un tema figurativo, ma lo pone nella condizione di crearselo con la sua fantasia” ed ancora “la pittura spaziale è una ricerca sull’atomo, rappresenta con tecniche nuove il mondo del nucleo formulando ipotesi sul futuro”.
Tale affinità è l’universo entro cui si colloca oggi la ricerca (la guerra continua per dirla con la metafora d’apertura) del tutto originale di Mike in un’avventura informale fatta di segni colori e suoni proiettati nello spazio, ma soprattutto supportata da quello che un tempo si chiamava l’afflato artistico e che oggi Michieli chiama usando una parola spagnola il “duende”. Il duende è un soffio, un’emozione un non so che (forse il carisma?), lo si possiede o no, non si inventa, ma sicuramente è la sorgente dell’arte.
E quando ci si trova di fronte ad un’opera d’arte che ha in sé il duende, senza necessariamente dare spiegazioni concettuali o tecniche, allora si prova come fruitori, subito d’acchito, un brivido interiore che testimonia che sei in presenza di qualcosa di importante.
Ecco le opere di Mike ti attaccano il duende. Ed è una sensazione straordinaria.
Come son sicuro che accadrà col nuovo lavoro che si appresta a completare: il duende gli sta infatti ispirando il commento pittorico astratto all’inferno di Dante.
Lo aspettiamo con “duendica” curiosità.
Grazie Mike.

 
     
   

Il pittore nel suo studio e alcune delle sue opere